mercoledì 17 febbraio 2010

La nuova giunta dei colonnelli ( articolo di Movi.Sol. )

Il seguente articolo, è tratto dal sito dell'Associazione MoviSol.


Il vertice UE promuove la dittatura europea

16 febbraio 2010 (MoviSol) - I capi di governo dell'Unione Europea riuniti a Bruxelles l'11 febbraio non hanno fatto assolutamente nulla per evitare il crollo imminente dell'eurosistema. Pur avendo promesso formalmente "solidarietà" alla Grecia, ciò era solo per meglio imporre una politica di austerità decisa dall'UE.


Il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha detto molto chiaramente alla conferenza stampa conclusiva che l'idea è quella di stabilire una dittatura UE, trasformando il Consiglio in una giunta imperiale con poteri sempre maggiori rispetto agli stati membri. Prima del vertice, stando alle indiscrezioni pubblicate dall'Independent, Van Rompuy aveva spedito una lettera ai capi di governo scrivendo in uno degli allegati: "I membri del Consiglio Europeo sono responsabili della strategia economica nel loro governo. Dovrebbero fare lo stesso a livello UE. Che si chiami coordinamento della politica o governo economico, solo il Consiglio Europeo è in grado di formulare e sostenere una strategia europea comune per una maggiore crescita e più posti di lavoro". Aggiunge che "le finanziarie, i programmi di riforme strutturali ed i rapporti sui cambiamenti climatici dovrebbero essere presentati simultaneamente alla Commissione. Questo consentirà un'esauriente visione d'insieme".

Van Rompuy prosegue: "I recenti sviluppi nell'area dell'Euro mettono in luce l'urgenza di rafforzare la governance economica. Nelle nostre economie interdipendenti, le riforme devono essere coordinate per massimizzarne l'effetto… La crisi ha rivelato le nostre debolezze. Il nostro tasso di crescita strutturale è troppo basso per creare nuovi posti di lavoro e sostenere i nostri sistemi sociali".

Pur evitando di usare il termine "governo economico", alla conferenza stampa Van Rompuy ha utilizzato la formulazione citata sopra, aggiungendo che il "Consiglio Europeo è molto ambizioso. Vogliamo la padronanza, vogliamo fungere da guida… anche se, naturalmente, in consultazioni con gli stati membri" aggiungendo: "Ecco perché ho proposto che il Consiglio si riunisca regolarmente, ogni mese".

I disegni imperiali degli architetti dell'UE sono stati espressi ancor più sfacciatamente da Alberto Giovannini, un agente chiave del sistemo Euro, in un'intervista a Il Sole 24 Ore il 10 febbraio. "La storia ci insegna", scrive, "che gli imperi sono più efficienti e raggiungono grandi prosperità perché il modello imperiale ha successo con una geografia estesa ma con un centro che svolge un ruolo politico efficace e funzionale".

Ex allievi del guru mondiale della valuta unica Robert Mundell, Giovannini presiede un comitato di consulenza dell'UE creato originariamente per sovrintendere alla transizione dalle valute nazionali all'Euro (il cosiddetto "Giovannini Group"). Tra le tante credenziali fallimentari, è stato anche nel consiglio di amministrazione dell'LTCM ed ha creato la piattaforma EuroSTMS per la vendita elettronica di titoli di stato.

Nella stessa intervista sostiene un progetto che circola nell'Unione Europea, che chiede che l'80% del debito pubblico dei membri dell'UE diventi debito UE, mentre il resto potrebbe restare legato ai singoli rischi sovrani nazionali ed esposto al default.

Il "Giovannini Group", dice, aveva discusso uno schema di Eurobond: "Le soluzioni tecniche si possono trovare, ma il problema è politico. Il problema politico è in fondo un problema di soldi: chi contrae il debito? Chi lo paga e lo garantisce? Come vengono distribuite le risorse raccolte con questi bond? L'Europa non è ancora una macchina politica efficiente in grado di tenere a bada gli interessi dei singoli operatori rispetto all'interesse generale". Venendo da un fautore dell'impero, l'implicazione è chiara. Una soluzione che propone è questa: "Si potrebbe istituire una tassa europea, non nazionale, abbinata al bond europeo. In questo modo il Parlamento europeo, che al momento è coacervo di interessi particolari e non svolge alcun ruolo di leadership, potrebbe rafforzarsi per esprimere un'unione politica europea".

martedì 16 febbraio 2010

Grecia, Goldman e… Prodi. Le domande che nessuno pone ( articolo de Il Giornale )

Il seguente articolo l'ho tratto dal blog dell'economista Marco Saba. A sua volta, tratto da un articolo uscito - non so se quest'oggi o qualche giorno fa - sul quotidiano Il Giornale.
Articolo degno di essere ripreso.

Buona lettura.



AGGIORNAMENTO delle ore 19,12:
Dopo una ricerca, ho scoperto che il pezzo è stato pubblicato sul blog del quotidiano menzionato. Per la precisione nel blog a cura del giornalista Marcello Foa.
Qui il link.


Grazie al
New York Times ora sappiamo che dietro la crisi greca, ci sono ancora una volta le grandi banche di Wall Street, secondo le stesse modalità che hanno provocato il terremoto dei subprime e il fallimento della Lehman: una truffa contabile realizzata con i derivati (potete leggere una sintesi della notizia in italiano qui).

E chi sono le banche coinvolte? La solita Goldman Sachs, vera regina di Wall Street, da cui ranghi sono usciti ben due segretari al Tesoro (Rubin e Paulson) e JP Morgan Chase, che come spiega Massimo Gaggi, è da sempre la banca più vicina al governo americano ed è, ricordiamolo, l’istituto del banchiere più potente della storia degli Usa, David Rockefeller, nonché cantore della globalizzazione finanzaria.
Mi chiedo: quand’è che le autorità di controllo si decideranno ad indagare a fondo su Goldman e Jp Morgan Chase? Se esaminiamo la storia recente della finanza internazionale, scopriamo sovente Goldman e lo stesso Rockfeller hanno avuto un ruolo importante, talvolta di lobby per orientare leggi in una certa direzione, talaltra a fini di lucro, come dimostra la vicenda greca.
L’impressione è che questi stessi protagonisti abbiano creato un sistema di alleanze e connivenze che gli permette di esercitare un’influenza enorme, evitando contestualmente guai giudiziari. E forse, anche controlli e indagini credibili sulle loro attività.
Anche in Italia. Dall’articolo del New York Times emerge che anche il nostro Paese nel 1996 è ricorso a trucchetti contabili simili a quelli greci. E chi era a Palazzo Chigi allora? Romano Prodi, ex consulente di Goldman Sachs. E chi era il direttore generale del Tesoro? Mario Draghi, che di Goldman Sachs è diventato consulente qualche anno dopo. E forse sarebbe il caso che lo stesso Prodi chiarisse finalmente i suoi rapporti con lo stesso Rockefeller, che oltre ad essere un banchiere, ha fondato il Club internazionale dei potenti, il Bilderberg. Prodi divenne a sorpresa presidente della Commissione Ue un anno dopo essere stato ammesso nel Bilderberg. Solo una coincidenza?
E che ruolo hanno avuto Tommaso Padoa Schioppa, nonché lo stesso Draghi, nello scandalo Easy Credit, che consentì a, guarda caso, Goldman Sachs, Jp Morgan Chase e Citigroup, una truffa ai danni dello stato per 600 milioni di euro? Di quell’inchiesta non si è più saputo nulla… ma a Goldman Sachs il governo italiano ha continuato ad affidare l’emissione di global bonds per miliardi di euro
Sono queste le domande a cui bisognerebbe dar risposta. E che invece vengono ignorate. E credo che, in Italia, i primi a pretendere un chiarimento debbano essere gli elettori di sinistra che, in buona fede, hanno dato fiducia proprio a Prodi, a Padoa Schioppa e che oggi, con una certa ingenuità, si commuovono ascoltando Draghi.
O sbaglio?
Sul ruolo di Goldman Sachs segnalo due post interessanti. Uno da Conflitti e strategia, di Gianni che trovate qui
L’altro da Icebergfinaza di Andrea Mazzalai, che trovate qui