mercoledì 29 luglio 2009

La Teoria Economica del Dodo ( Articolo di Eugenio Benetazzo )

L'articolo che segue è ad opera dell'operatore di borsa indipendente, Eugenio Benetazzo. Articolo, appena pubblicato, tratto dal suo sito web

Il dodo è stato un simpatico pennuto inetto al volo vissuto sino alla fine del XVII secolo nell'Isola di Mauritius, alto poco più di 70 cm, dall'andatura goffa vista l'atrofizzazione delle ali, sviluppò abitudini alimentari e di nidificazione nel terreno: ha ispirato anche un personaggio dei fumetti Disney (Spennacchiotto, l'inventore che faceva concorrenza ad Archimede). Purtroppo per quanto innocuo ed innocente potesse essere questa inimitabile creatura, il dodo non esiste più da circa 400 anni (l'ultimo avvistamento risale al 1681) a seguito dell'introduzione nell'isola da parte dei coloni portoghesi di specie animali antagoniste (come maiali, cani, gatti, ratti e scimmie), le quali iniziarono a predare molto voracemente le sue uova. La sua estinzione fu resa possibile, oltre alla scarsa difendibilità dovuta alla nidificazione a terra ed alla esiguità delle covate, anche dall'indole ingenua del trapassato bipede piuttosto tonto ed accorto dal difendersi da minaccie sino ad allora mai viste. Ancora oggi nel dialetto portoghese il termine "doudo" indica chinque possa essere preso di mira per la sua bonarietà. Allora nessuna autorità istituzionale avrebbe pensato che l'ingresso di specie alloctone avrebbe cagionato la scomparsa del volatile inerme.

Basta aspettare ed anche il cosidetto Made in Italy farà presto la fine del dodo ovvero si estinguerà. Proprio come è accaduto al povero pennuto secoli or sono nessuno ha mai pensato di difendere il Made in Italy da predatori esterni che sono stati fatte entrare in Italia senza tanti complimenti, con il solo fine di inchinarsi alle esigenze della produzione imposte dalla tanto osannata globalizzazione (conosciuta anche nel mondo non accademico con il termine di sodomizzazione). Il Made in Italy che avrebbe dovuto essere il vanto italiano nel mondo in un'epoca di profondi cambiamenti storici è stato svenduto e trasformato in preda, portandolo lentamente all'estinzione. Ormai nell'immaginario collettivo, il termine Made in Italy, ha ancora ben poco di quanto potevamo vantarci negli anni passati: più che produrre in Italia con maestranze, manifattura e ricerca italiana si pensa il più possibile a come far diventare un prodotto "Made in Italy" siglandolo con questa ormai ridicola diciutura. A livello politico non esiste corrente o forza che si sia fatta promotrice della difesa dell Made in Italy e di tutto quello che esso comporta e genera a livello di indotto.

Vi è di più: pensate che abbiamo avuto governi tanto di destra quanto di sinistra che hanno spinto i nostri industriali a chiudere lo stabilimento italiano per riaprirlo nella provincia del Guandong, aiutandoli successivamente a reimportare tutto l'output produttivo per farlo spacciare come se fosse un prodotto italiano. Forse è il momento di salvare il dodo prima dell'estinzione proponendo l'abbandono delll'insignificante dicitura "Made in Italy" sostituendola con "Prodotto Italiano ©" (marchio inequivocabile che dovrà identificare una merce prodotta in Italia al 100 %, quindi con ideazione, progettazione, manifattura e manodopera operaia esclusivamente italiana).
Basta con l'invasione di finti prodotti Made in Italy che distruggono la capacità di popolamento delle imprese italiane, lasciamo che siano gli altri paesi ad abbracciare ciecamente il dictat della globalizzazione condita con il profitto indiscriminato. Ritorniamo sui nostri passi e pensiamo a come difenderci da prodotti antagonisti che non arrecano beneficio al nostro paese. Persino l'attività di macellazione ed allevamento italiano sta perdendo la sua distintività nel definirsi "Made in Italy" e si appresta a fare la fine del dodo, puntando ormai su mangimi modificati di importazione e carni macellate di provenienza extracomunitaria, ma porzionate presso qualche centro carni italiano per trasmettere l'emblema di carne italiana.

Solo la reale distinzione (istituita con una disciplina giuridica molto severa) tra quello che è effettivamente prodotto in Italia da quello che diventa italiano grazie ad un giro di carte farlocche, può consentire al Titanic Italia di imboccare una strada che preservi dall'estinzione l'artigianato e l'industria italiana. Solo con una stringente campagna di difesa della cosidetta italianità (dal semplice paio di scarpe al prestigioso vestito sartoriale passando per i generi alimentari come il vino ed il formaggio) possiamo pensare di prosperare innanzi ad una trasformazione planetaria degli equilibri geoeconomici e ad una migrazione dei tenori di ricchezza e benessere da occidente a oriente. Il dodo si è estinto perchè nessuno ha pensato a difenderlo, nessuno ha immaginato che cosa potesse accadere mettendolo in competizione con animali a lui antagonisti ma non autoctoni, altre specie viventi che poco hanno di originale e distintivo come il dodo. E proprio come il dodo anche il "Made in Italy" si sta comportando: ovvero si lascia avvicinare, depauperare e barbaramente sfruttare, senza tanto dimenarsi, come faceva il dodo quando veniva catturato, confidando che il suo predatore fosse un amico che voleva la sua compagnia.

Come possono le forze politiche pensare di salvaguradre l'occupazione e la serenità dei piccoli e medi imprenditori se non si preocupano di mettere delle barriere all'ingresso di merci antagoniste a quelle italiane (nel senso di autentici prodotti italiani) ? Continuo a ribadirlo e a diffondere questo pensiero attraverso il mio manifesto economico, ma vedo solo chiacchere e distintivo da parte di autorità e farse politiche italiane. Per questo motivo stanno scomparendo produzione artigianli ed industriali legate a vari settori come il calzaturiero, l'artigianato orafo, le ceramiche d'arredamento, il tessile e l'abbigliamento, il settore conciario, il metalmeccanico di precisione e cosi via discorrendo. Ricordiamoci pertanto del dodo, un innocuo e simpatico columbiforme, originale ed unico nel suo aspetto e modo di fare, sempre abituato a non preoccuparsi perchè l'isola che lo ospitava ed in cui si sviluppò genealogicamente non gli dava di che preocuparsi, sino all'arrivo improvviso di predatori esterni, introdotti dai grandi speculatori di allora (i colonizzatori), i quali decretarono in meno di settantanni la sua estinzione. Ancora oggi il dodo è il simbolo per antonomasia di una specie che si è estinta con una velocità impressionante. Proprio quello che sta accadendo al panorama imprenditoriale del Made in Italy.

Copyright @ 2009 - Tutti i diritti riservati

Riproduzione concessa con riproduzione della fonte
EugenioBenetazzo.com

L'articolo originale, potete leggerlo qui.

sabato 25 luglio 2009

La pandemia, il virus A, la febbre suina e il big pharma ( articolo di Luciano Giannazza )


Articolo tratto da ComeDonChisciotte

Gli Egemoni di Big Pharma stanno esultando, ce l'hanno fatta! Stanno portando a compimento il più grande business mai fatto in tutta la storia dell'umanità!

Tutto è stato programmato, fin dall'inizio, sfruttando il focolaio di febbre suina in Messico. Perché in Messico? Non negli USA che ha un sistema sanitario propagandato come il migliore del mondo. E il Messico non ci fa proprio una bella figura, ma sul suo territorio, alla frontiera con gli USA stanno sorgendo tanti stabilimenti di industrie farmaceutiche e chimiche, un favore si può fare...


Il continuo martellare dei media infonde paura ai cittadini, fate scorta di mascherine, lavatevi le mani dopo aver toccato qualcosa, o dopo aver stretto la mano a qualcuno, andate all'ospedale a farvi visitare se avete questo o quel sintomo, occhio a chi torna dai viaggi, se ha una febbre sospetta deve essere mandato al pronto soccorso....


Ecc. ecc. il resto lo sai già te lo dicono tutti i giorni e ogni giorno aggiungono qualcosa di nuovo per mantenere viva la preoccupazione e la paura, perché così non protesti per i miliardi di euro che verranno spesi, anzi perché sia tu stesso a chiederlo per salvaguardare la tua salute. Hanno fatto anche una operazione cosmetica, "virus da febbre suina" era un po' bruttino, e poi qualcuno potrebbe non comprare più il prosciutto. Virus A è molto più professionale e non ci fa più venire in mente i maiali.


I vaccini non proteggono ma danneggiano la salute e i danni possono anche essere gravi e irreparabili, come ridotte capacità mentali, inabilità fisiche e perfino la morte. Non sempre i danni sono immediatamente rilevabili e quindi uno può supporre di non averne subiti. Le prove ormai sono numerose e sono comprovate dal fatto che le case farmaceutiche pagano ogni anno milioni di dollari per danni da vaccino agli invalidi e ai famigliari dei morti attribuibili alle vaccinazioni. Se non fosse vero non sborserebbero un centesimo.


Se credi che le vaccinazioni facciano qualcosa di buono è perché stai subendo gli effetti della disinformazione trasmessa dai media e dall'istruzione. Non c'è alcuna differenza fra la disinformazione e l'istruzione ricevuta dalle elementari fino all'università e oltre.


E' necessario smettere di avere paura, non è possibile essere razionali quando si ha paura e si accettano "soluzioni" che creano problemi sempre più grandi. Vaccinare tutta la popolazione mondiale significa dare lo start a un genocidio tale che i crimini di Hitler al confronto sembreranno i dispettucci del ragazzaccio del quartiere.


Non mi farò vaccinare. E nemmeno permetterò che l'iniezione di tali liquidi schifosi venga perpetrata sui miei figli, guai a chi ci provasse. Se dovrò subire la vaccinazione coatta, allora significa che non esiste più alcun diritto e considererò che lo stato non è più garante di essi.


Quali sono, sulla carta, i nostri diritti che verrebbero calpestati se ci fosse un'imposizione a vaccinare? Sono sanciti dalla Costituzione e da altre dichiarazioni tuttora valide:

  • Articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
  • Articolo 1 del Codice di Norimberga: ”Il consenso volontario del soggetto umano è assolutamente essenziale (…) e prima di accettare una decisione affermativa da parte del soggetto dell’esperimento lo si deve portare a conoscenza della natura, durata, e di tutte le complicazioni e rischi che si possono aspettare e degli effetti sulla salute o la persona che gli possono derivare dal sottoporsi dell’esperimento”
  • Articolo 7 lettera A della Dichiarazione di Helsinki: “Nella pratica medica corrente e nella ricerca medica, la maggior parte delle procedure preventive, diagnostiche e terapeutiche implicano rischi e aggravi”


Ce ne sarebbe abbastanza da poter dire:" Vaccinazione per il Virus A? No Grazie!" e nessuno dovrebbe avere nulla da ridire. Ma il business è troppo grande per lasciare questa ampia opportunità garantita dalla Costituzione Italiana e da altre Dichiarazioni valide a livello europeo e persino mondiale, escludendo quei paesi dove i diritti sono una chimera.


Il pezzettino dell'articolo 32 che interessa molto ai nostri politici e: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge" (Enfasi aggiunta) Quindi tutti i diritti possono essere aggirati semplicemente facendo un decreto simile a questo:

  • Visto l'articolo della Costituzione 32,
  • Essendo comprovata la virulenza del Virus A,
  • Vista la dichiarazione in data (...) dell'OMS dello stato di Pandemia bla... bla...
  • Resosi quindi necessaria l'azione preventiva si impone la vaccinazione obbligatoria a tutti i cittadini.


Ovviamente il tutto ben infarcito da burocratese, complicanze ecc, ma la sostanza sarebbe questa.


Se venisse messa in atto la vaccinazione coatta per i dissenzienti, in forza di una legge e uno si opponesse mentre si dimena per sfuggire alla siringa si potrebbe affermare che sta dando in escandescenze e potrebbe ricevere pure l'ormai famoso TSO, il punturone di cocktail di psicofarmaci. Anche la vaccinazione obbligatoria potrebbe essere definita TSO, Trattamento Sanitario Obbligatorio.


Se il nostro governo decidesse che tutti i cittadini devono essere vaccinati ha già abbastanza strumenti per farlo, con l'aggiunta di un piccolo decreto legge d'urgenza. Potrebbe anche intimidire, per esempio stabilendo che gli infermieri o altre categorie "sensibili" che si rifiutassero di farsi vaccinare potrebbero essere sospesi dal servizio. I media potrebbero spargere per tutto l'etere: "Bambino non vaccinato morto dopo aver contratto il Virus A." Non è difficile "stabilire" che la causa della morte è stato il Virus A.


Sappi che ad ogni respiro stai introducendo migliaia di virus nel tuo organismo e probabilmente il Virus A sta facendo l'altalena con il tuo inspiro ed espiro, senza che tu abbia alcun danno.


La paura fa perdere la capacità di ragionare, I media contano su questo per poi infilare nella mente delle persone spaventate i loro spin. Noi siamo troppo intelligenti per farci condurre dalla paura e vivere male a causa di essa. Dobbiamo sempre guardare il mondo con animo sereno ed essere ottimisti.


La nostra fortuna è che gli Egemoni di Big Pharma non sono interessati alla nostra salute. Non importa a loro se delle persone moriranno a causa dei loro veleni, ma anche non sono interessati più di tanto se non li useremo.


L'unica cosa a cui sono interessati è che ogni stato acquisti milioni di dosi da tenere in magazzino, se poi verranno buttati alla loro data di scadenza, non gliene importa nulla, i soldi li avranno ormai intascati.


Ti ricordi tutta la caciara per la SARS? Il nostro governo di allora ha acquistato milioni di dosi, per vaccinarci se fosse stato necessario. Saranno in qualche magazzino, magari dichiarati scaduti e rivenduti da qualche incaricato allo smaltimento e ri-ettichettati con un nuovo nome. Per quanto possa sembrare assurdo, l'amministrazione Bush ha fatto un decreto che permette di ri.etichettare i farmaci e quindi negli USA tale pratica è perfettamente legale.


I nostri politici, quelli incaricati di occuparsi del "Virus A" continuano a fare dichiarazioni che verranno vaccinati i primi 20 milioni di Italiani alla tal data, che se non si attua la vaccinazione gli infetti sarebbero tot milioni, invece se si vaccina molti di meno, i morti sono saliti a 500, ecc. Queste sono tutto palle prive di fondamento e non posso credere che chi le dice le ritenga vere. Tutte quelle cifre non sono circostanziate. Suppongo che un politico serio che studi la situazione possa arrivare alle stesse conclusioni a cui io e molte altre persone siamo arrivati.


Quindi si suppone che, non essendo imbecilli, tali politici sappiano cosa stiano facendo, ovvero che stiano portando avanti l'agenda di Big Pharma. Far sapere che non verranno più votati non serve a nulla, perché non gliene può fregar di meno, nel corso di una legislatura riescono a metter via abbastanza milioni di euro sufficienti per garantirsi, pensione inclusa, il resto della vita in agiatezza senza fare nulla e passando le vacanze sul proprio yacht.


"Probabilmente" una volta venduti i vaccini e raggiunta la quota fissata da Big Pharma, i riflettori si spegneranno sul Virus A. Le azioni della Novartis e delle altre facenti parte del cartello farmaceutico saranno alle stelle, i vaccini invecchieranno nei magazzini, poi una volta scaduti daranno un buon profitto a chi si occupa dello smaltimento dei rifiuti speciali.


Intanto fai il passa parola, informare è una cosa che tutti possono fare. Ho visto che le petizioni non servono granché, a meno che non siano fatte come iniziativa politica, ma non ci sperare su questo, Big Pharma da tempo usa la strategia di pagare entrambi gli schieramenti per non avere oppositori. Quelle fatte via Internet vengono regolarmente cancellate da zelanti incaricati non appena arrivano nell'account di posta del politico interessato.


Guarda questo video della Dott.ssa Rima E. Laibow, che ci invita a stare all'erta. Sottotitolato in italiano.


Un sentito ringraziamento ad Alessandra per la traduzione e i sottotitoli


Quanto vale il business del Virus A? Ce lo dice in questo articolo Maurizio Ricci, ma le stime penso che siano per difetto. E lasca perdere le spiegazioni scientifiche fornite dalle case farmaceutiche, non riempire di spazzatura la tua mente.
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/nuova-influenza/affare-vaccino/affare-vaccino.html


Non dimenticare che più persone verranno vaccinate, maggiori saranno le possibilità che un incidente di poca importanza come la febbre suina possa trasformarsi in una pandemia.

Luciano Giannazza
Fonte: www.medicinenon.it
Link: http://www.medicinenon.it/modules.php?name=News&file=article&sid=126
22.078.2009


lunedì 20 luglio 2009

Come volete che si stia qui...ma lo sappiamo solo noi( FONTE: Alessandro Tauro (BLOG) )

Articolo tratto da ComeDonChisciotte



Pubblico questa
illuminante ed agghiacciante testimonianza su ciò che sta accadendo (e su ciò che molti tentano di ignorare) in quel luogo che è e che sarà a lungo l'inferno d'Italia: L'Aquila.




La gente mi chiede come sto. Come volete che stia? DI MERDA. Stiamo tutti di merda,
70.000 persone stanno di merda. Senza casa, senza la città, senza tessuto sociale, senza gli uffici. Molti di noi non rientreranno nella loro casa se non tra molti anni (me compresa), molti di noi non ci rientreranno più, perché la casa la hanno già perduta, o perché gliela stanno per abbattere. Tutti non rivedremo la città ricostruita prima di 7/8 anni, almeno. Le persone anziane rischiano di non rivederla mai più.



(Tra parentesi:
non viene neanche data comunicazione ai proprietari che le case vengono abbattute, ci si aspetta che siano loro ad informarsi.



Che so, una cosa tipo: "
scusi, che per caso state per abbattermi la casa? ah no? allora che faccio, ripasso tra qualche giorno e magari me lo dite?")



E intanto che facciamo? Chi può lavora, lavora 100 volte più di prima, lavora in condizioni disastrate e disperate. Anche perché
tutti gli aspazi agibili in città sono stati occupati dalla Protezione Civile, obbligando altri operatori cruciali per la ripresa della città, come l'Università ad esempio, ad andare altrove. Una Protezione Civile che, con le parole del rettore Di Orio «ha una visione dell’occupazione degli spazi inquietante», parole su cui non posso essere più d'accordo (http://www.corriereuniv.it/2009/06/laquila-il-rettore-chiede-spazie-attacca-bertolaso-pigliatutto/, o anche http://www.campus.rieti.it/jw/news/attualita/644-laquila-di-orio-attacco-frontale-a-bertolaso-linquietante-occupazione-di-spazir.html).



Non tutti però riescono a lavorare, neanche in condizioni disastrate. E' il caso dei
dipendenti della Transcom, 360 persone poste in mobilità. La direzione generale spiega di non essere più in grado di pagare gli stipendi perché non più competitiva anche a causa del terremoto del 6 aprile, che ha reso inagibile la sua sede.



E' il caso dei
dipendenti della Technolabs - uno dei più importanti Centri di Ricerca e Sviluppo del centro-sud Italia a capitale esclusivamente italiano - 100 (su 160) dei quali hanno solo la prospettiva di 13 settimane di cassa integrazione a partire dall'inizio di agosto.



A fronte di questa drammatica situazione, qual è la risposta del governo per rilanciare l'economia? Ad esempio quella di richiedere ai residenti del 49 comuni del "cratere", a partire da gennaio 2010,
la restituzione dell'IRPEF non versata a seguito del terremoto, da effettuarsi al 100% in 24 rate. Per darvi un parametro di confronto, nei paesi colpiti dal terremoto dell'Umbria, l'Irpef non venne versata per 24 mesi, e viene restituita ADESSO, dopo dieci anni e più, al 40% e in 120 rate (situazione analoga si verificò per gli alluvionati in Piemonte).



Cosa passa invece dai mezzi di comunicazione "istituzionali"? Passa la voce di un Presidente del Consiglio che
grida al miracolo per la costruzione di alloggi per circa 13.000 persone, quando allo stato attuale solo il 54% delle abitazioni fuori del centro storico è agibile. Se la stessa percentuale fosse valida anche per il centro storico i conti sono presto fatti: circa 35.000 sfollati (tralasciamo poi l'incresciosa situazione del centro storico di cui posso dare testimonianza diretta: del nostro futuro a tutt'oggi non sappiamo nulla, nulla di nulla al di là di poche parole del premier: «nel centro storico il tempo sarà contato non in mesi ma in anni»).



E basta.
Questo è il suo miracolo. E ad agosto il premier vuole prendere casa all'Aquila per seguire i lavori di queste casette perché, parole sue, «l'occhio del padrone, come si dice, sappiamo cosa produce..» (padrone? Padrone? siamo noi i padroni della nostra città, caro premier).



Racconto queste cose, fuori dal "cratere" e la gente sembra non credermi.
Abbiamo tutti la sensazione di essere stati abbandonati.



Ma anche qui, tranne in rare eccezioni, le informazioni sulla situazione dei terremotati continuano ad essere condivise solo dai terremotati stessi. E così continuiamo a parlarci addosso.
E il resto d'Italia continua a non sapere niente.



E voi, che pensate di fare? Continuare a guardarci come poveri animali allo zoo, che forse stanno anche diventando un po' noiosi a fare e dire sempre le stesse cose da tre mesi? Bè, temo proprio che la noia continuerà per qualche anno ...



Laura Tarantino

Università dell'Aquila


Fonte:
http://alessandrotauro.blogspot.com/



Link:
http://alessandrotauro.blogspot.com/2009/07/come-volete-che-si-stia-qui-ma-lo.html




mercoledì 15 luglio 2009

Ottobre Rosso: Aspettando il default ?( articolo di Eugenio Benetazzo )

L'articolo che segue è ad opera dell'operatore di borsa indipendente, Eugenio Benetazzo. Articolo, appena pubblicato, tratto dal suo sito web

Riceviamo ogni giorno bombardanti rassicurazioni da portavoce di organi istituzionali che il peggio sembra sia passato e che per rilanciare l'economia bisogna solo iniziare a spendere e consumare. Tutto questo in evidente contraddizione con quanto si sta paventando invece negli States, innanzi alla più grande crisi occupazionale della loro storia, forse peggiore di quella degli Anni Trenta. Più che affermare che il crollo è terminato mi sento di dire che siamo innanzi ad un rallentamento della caduta. La mia personale view vede infati un sostanziale miglioramento del climax finanziario a livello interbancario dovuto soprattutto agli interventi di stato ed a un ridimensionamento degli impieghi. Su quest'ultima voce ritengo che abbiano molto da raccontarci tutti i piccoli e medi imprenditori che in questi ultimi mesi oltre ad una contrazione violenta dei loro fatturati, adesso si vedono negato o revocato l'accesso al credito: inutile dire di come tutto questo avrà spiacevoli conseguenze sulla fiscalità diffusa.

Qui sta il vero pericolo in questo momento di mercato ovvero come gestire nei prossimi trimestri il crollo dei fatturati che in prima battuta si riversa in conteziosi occupazionali e sucessivamente va a ledere la vita intrinseca dell'apparato statale. Vedo infatti che nonostante si possano reperire dati agghiaccianti sulla dimensione della crisi, nessuna forza (o forse bisognerebbe dire farsa) politica si sta preooccupando di come gestire o tamponare l'ormai annunciato crollo del gettito fiscale che si sta delineando per l'anno d'imposta 2009. Già alla fine del primo bimestre di quest'anno Bankitalia ha emesso un gravoso monito sulla sensibile contrazione delle entrate, suscitando non poche preoccupazioni su come verranno gestiti le minori entrate. A riguardo per ben comprendere i rischi che si stanno delineando per il sistema Italia (al pari di altri paesi occidentali) mi permetto di riassumere la dinamica evolutiva della fiscalità diffusa, in modo da consentire a tutti di voi di percepire la reale dimensione della spesa pubblica italiana. Dai dati riferiti alla fine del 2008 possiamo ricavare la seguente torta che ripartisce il debito italiano (oltre 1.660 miliardi di euro) in quattro contenitori: 3/4 del debito sono titoli a medio lungo termine (metà dei quali in mano ad investitori non residenti) ed il restante suddiviso in prestiti e debiti a breve termine. Significativo è il contributo della raccolta postale che concorre a finanziare quasi un decimo del debito. Tutto questo montante di debito genera interessi passivi per oltre 80 miliardii di euro, oltre il 5 % del PIL (significa che l'azienda Italia è finanziariamente oppressa e a meno di fenomenali colpi di spugna non vi è possibilità di ripresa, in quanto gli oneri finanziari incidono eccessivamente sulla vita del paese minandone la capacità di ripresa).

Lo stato italiano è un azienda come tante altre con costi e ricavi propri: i costi sono le spese necessarie a mantenere la sua infrastruttura ed a pagare gli stipendi al personale statale, mentre i ricavi rappresentano le entrate che derivano dall'imposizione fiscale diretta ed indiretta. Il duplice grafico a torta descrive invece come spende e come incassa lo stato italiano, suddividendo per aree di spesa e categorie di entrata.
Tanto per iniziare potete notare come le entrate siano superiori alle uscite di circa 15 miliardi di euro, questo statisticamente è in linea delle attese in quanto si verifica regolarmente negli ultimi cinque anni, tuttavia non rappresenta il bilancio complessivo delle spese ed entrate per lo stato in quanto dobbiamo aggiungere anche le voci di entrata e spesa delle partite in conto capitale (come investimenti e contributi alla produzione) che negli ultimi cinque anni sono state sempre superiori ai 50 miliardi, portando quindi l'indebitamento netto ad oltre i 40 miliardi (questo significa che l'azienda Italia ha necessitato negli ultimi cinque anni di almeno 40 miliardi, 43 per essere precisi nel 2008, al fine di essere finanziarimente in equilibrio): questa considerazione spiega perchè il debito pubblico è in continua lievitazione.


Il bilancio dello stato per quel che concerne la fiscalità diffusa pesa circa la metà del debiito pubblico a medio e lungo termine, con 666 miliardi suddivisi tra imposte dirette, indirette e contributi sociali: questo fa comprendere l'effettivo carico di oneri a cui sono gravati contribuenti e mondo imprenditoriale. Particolarmente inquietante è il peso che ha il welfare italiano sul PIL (ovvero il pagamento di pensioni sociali, di anzianità e di vecchiaia) che assorbe quasi il 40 % delle entrate correnti, a dimostrazione di come ormai il Titanic Italia si stia trasformando sempre più in un cimitero di elefanti. Curiosità: nella voce altre entrate il peso delle accise sugli idrocarburi si attesta a 20 miliardi di euro (in linea con la media degli ultimi cinque anni), mentre raddoppia decisamente il contributo apportato da lotto e lotterie, passando dai 6 miliardi del 2003 ai 12 del 2008.
La voce di spesa più interessante in termini di analisi per macroaree è relativa agli stipendi del personale, oltre 170 miliardi, suddivisa in 94 miliardi per il personale delle amministrazioni pubbliche ed in 78 miliardi per gli enti locali e previdenziali (gli impiegati e dirigenti di INPS & Company costano nemmeno 4 milardi). Focalizzandosi sulle spese per il personale per tenere in piedi gli apparati ministeriali si scopre quanto segue (guardate la torta):



Pubblica istruzione, difesa e ministero dell'economia rappresentano oltre il 70 % della spesa per stipendi all'apparato statale (fa riferimento al ministero dell'economia per esempio tutto il corpo della Guardia di Finanza). Da una attenta analisi si palesa come la voce riferita un tempo alla "sanità" sia del tutto inconsistente: nella fattispecie il nuovo Ministero della Salute e del Lavoro risulta semplicemente coordinare e gestire l'Istituto del Servizio Sanitario Nazionale, il quale eroga prestazioni sul territorio attraverso enti locali quali le aziende ospedaliere (facenti parte del bilancio delle amministrazioni locali e non centrali). Pertanto il peso della cosidetta sanità pubblica (almeno dal punto di vista dell'onere occupazionale) deve essere estrapolato dai 78 miliardi di cui si menzionava precedentemente: per ragioni espositive me ne occuperò in un prossimo redazionale.

Sulla base di quanto sino ad ora esposto proviamo a fare una disamina sullo scenario dei conti pubblici italiani, se le entrate caleranno in proporzione al crollo del PIL possiamo stimare un gettito minore di 20/25 miliardi rispetto al 2008, senza considerare che ci sono piccole e medie imprese che stanno valutando addirittura di chiudere per sempre la propria attività (a mio avvisio stanno percorrendo la strada migliore). I costi di esercizio dell'azienda Italia purtroppo sono difficilmente negoziabili, dispetto magari un'azienda industriale che può chiedere l'intervento della Cassa Integrazione Guadagni o meglio ancora ridefinire parte dei propri costi industriali come gli oneri di manodepera. Non è possibile delocalizzare gli insegnanti delle scuole italiane e nè diminuire le prestazioni del servizio sanitario o il pattugliamento del territorio da parte delle forza dell'ordine. Ad ottobre pertanto bisognerà pensare dove iniziare a tagliare oppure come raccogliere velocemente 40/50 miliardi di euro, in questo senso abbiamo in pole position il prossimo condono per il rientro di nuovi capitali oltre frontiera, il quale se produrrà i risultati finanziari attesi non farà altro che spostare in avanti il problema.

Le uniche area di spesa sulle quali è possibile intervenire velocemente sono rappresentate dagli oneri sul debito pubblico, che se fossero semplicemente la metà degli attuali permetterebbero un avanzo netto annuale di oltre 40 miliardi, significa che ogni anno lo stato italiano avrebbe 40 miliardi (quasi il 3 % del PIL) da poter spendere per abbattere ancora il montante di debito residuo oppure per politiche sociali con interventi a pioggia sul territorio. Considerando che metà del debito a medio lungo termine è in mano ad investitori non residenti potrebbe essere proposta una qualche forma di congelamento degli interessi al fine di limitare l'onere finanziario: questa affermazione vi potrà sembrare azzardata o ridicola, tuttavia la matematica ormai non lascia molto all'immaginazione per quanto abbiamo sin'ora trattato. Ricordo che quando l'Argentina dichiarò il proprio default (ovvero impugnò il proprio debito), il rapporto debito/PIL si attestava oltre il 120 per cento ed i 3/4 del debito erano sottoscritti da investitori esteri. Alla fine del 2008 il rapporto debito/PIL italiano era al 105 per cento: ora considerando che al momento in cui scrivo, questi dati riguardavano più di sei mesi fa, mentre oggi sappiamo che il debito pubblico italiano si attesta a 1.750 miliardi di euro e le proiezioni sul PIL italiano parlano di una contrazione superiore al cinque per cento (visione ottimistica), mi verrebbe da dire che il debito/PIL italiano per la fine del 2009 potrrebbe stimarsi oltre il 115 per cento.

Ognuno di voi pertanto tragga le relative conclusioni: almeno questi sono dati contabili oggettivi che non possono essere smentiti o tacciati di catastrofismo. Purtroppo anche per il nostro paese si delinea sempre più il cosidetto scenario argentino ovvero uno scenario per il paese con un'economia debole e una moneta troppo forte che porta alla perdita di competitività e al continuo ricorso all'indebitamento. Non mi stupirei se venisse paventata anche una superpatrimoniale improvvisa sui depositi con prelievi coatti per tamponare il più possibile l'emorragia finanziaria che si sta delineando per i prossimi semestri (vi ricordo che già nel 1991 il Governo Amato si invento il prelievo del 6 per mille su tutti i depositi dalla sera alla mattina).
Altre soluzioni che consentano di risolvere velocemente quanto sollevato non ne vedo, a meno di iniziare a tassare la prostituzione o ridefinire la spesa di rappresentanza popolare (dal consigliere comunale all'europarlamentare passando dal dirigente dell'ASL). Su queste considerazioni intravedo pertanto un clima politico da ottobre rosso per il nostro pease con l'attuale governo che potrebbe esporsi ad una improvvisa destabilizzazione politica a causa della continua cantilena messa in onda ogni giorno sul tubo catodico del tutto va bene a fronte di un peggioramento ingestibile dei conti pubblici. La recente candidatura di Beppe Grillo alla guida del PD (che mi sento di appoggiare pienamente), qualora lo portasse alla guida del partito, forse potrebbe dare quella sterzata improvvisa al timone del Titanic Italia per evitare di colpire l'iceberg che ormai si è avvistato a prua. E per una volta tanto non ci sarebbe niente da ridere con un comico alla guida di un movimento popolare che punta ad un rinnovamento e rinascita nazionale.


Copyright @ 2009 - Tutti i diritti riservati
Riproduzione concessa con riproduzione della fonte
EugenioBenetazzo.com


L'articolo originale, potete leggerlo
qui.



martedì 14 luglio 2009

Influenza suina ( QUINTA PARTE )


Rieccoci qui, a distanza di 24 ore dalla quarta parte di questo argomento, che sono "costretto" a postarne la quinta.
Motivo? Dopo l'allarme lanciato ieri dall'Organizzazione Mondiale della Sanità sull'influenza suina, che ben presto sarà "inarrestabile", tanto da divenire pandemia, ecco che oggi, martedì 14 luglio 2009, il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, dichaira che "entro marzo 2010, secondo le proiezioni del Ministero del Welfare, si potrebbero verificare in Italia fra i 3 e i 4 milioni da contagio di nuova influenza."
Continuando con la lettura delle news, entro fine anno saranno 8,6 milioni gli italiani che dovranno vaccinarsi contro il virus.
Insomma, per questo autunno ( chissà, già da settembre? ) al via una sorta di vaccinazione di massa? O lo sarà forzatamente nei mesi successivi?

Ed ora, così come fatto ieri, un'elenco di screenshot tratti dalla rete inerenti a questa notizia:













Incrociamo le dita per questo autunno. Potremmo vederne di tutti i colori.

lunedì 13 luglio 2009

Influenza suina ( QUARTA PARTE )


E' di oggi, lunedì 13 luglio 2009, la notizia secondo la quale l'Organizzazione Mondiale della Sanità ( O.M.S. ) indica l'influenza suina, ribattezzata "nuova influenza" - "codice" del virus H1N1 - "inarrestabile" e tutti, a partire dagli operatori sanitari, dovranno vaccinarsi. Soprattutto in previsione dell'arrivo dell'autunno quando, di norma, ci si vaccina per la "classica" vaccinazione antinfluenzale.

Visto come sono andati i fatti, visto i lati poco chiari, visto il businness dei vaccini...

Qui sotto ( solo a titolo informativo ) una serie di screenshot tratti dalla rete e appartenenti ai siti dei rispettivi quotidiani e all'Agenzia di stampa Reuters:














mercoledì 8 luglio 2009

Baxter: un prodotto conteneva virus vivi dell' influenza aviaria ( Di Helen Branswell, “The Canadian Press” )

La compagnia che ha rilasciato materiale virale contaminato con virus dell'influenza da un impianto produttivo austriaco ha confermato venerdì che il prodotto sperimentale conteneva virus vivi dell'influenza aviaria H5N1.
Un portavoce ufficiale dell'O.M.S. Europea ha detto che l'ente sta controllando da vicino lo svolgersi delle indagini sugli eventi che hanno avuto luogo nel laboratorio internazionale di ricerca della Baxter a Orth-Donau, Austria.

A questo punto siamo fiduciosi di poter affermare che al momento il rischio per la salute pubblica e per gli addetti è minimo“ ha affermato l'ufficiale medico Roberta Andraghetti da Copenhagen, Danimarca.
Ma ciò che rimane senza risposta sono le circostanze riguardanti l'incidente nel laboratorio di Orth-Donau della Baxter

Il prodotto contaminato, una mistura dei virus influenzali stagionali H3N2 e di virus H5N1 non menzionati in etichetta, è stato fornito ad una compagnia di ricerca austriaca. La ditta austriaca Avir Green Hills Biotecnology ha poi spedito porzioni del prodotto ai suoi subappaltatori nella Repubblica Ceca, Slovenia e Germania.
L'incidente da contaminazione, che è sotto inchiesta nei quattro paesi europei, è venuto alla luce quando il subappaltatore nella Repubblica Ceca ha inoculato il prodotto a dei furetti ed essi sono morti. I furetti (mammiferi) non dovrebbero morire se esposti ai virus H3N2 dell'influenza umana.

Le Autorità Sanitarie Pubbliche preoccupate per quello che è stato descritto come un “serio errore”da parte della Baxter hanno ipotizzato che la morte dei furetti significasse che il virus H5N1 nel prodotto fosse vivo. Ma la compagnia, Baxter International inc., è stata avara di informazioni inerenti l'accaduto.
Venerdì il direttore delle comunicazioni globali di bioscienze della compagnia ha confermato ciò che gli scienziati avevano sospettato.
“Era vivo “ ha detto in una e-mail Christopher Bona.
Il prodotto contaminato, che Baxter chiama “materiale virale sperimentale” è stato prodotto nel laboratorio di ricerca di Orth-Danau. La Baxter produce i suoi vaccini contro l'influenza - compreso un vaccino umano contro l' H5N1 per il quale è attesa una licenza a breve – in un laboratorio della Repubblica Ceca.

Le persone familiari con le norme di biosicurezza sono sgomente per il fatto che il virus umano H3N2 e il virus H5N1 convivessero in qualche modo nel laboratorio di Orth-Donau.
Numerosi esperti hanno sottolineato che si tratta di una pratica pericolosa che non dovrebbe essere permessa.
Il rilascio accidentale di una mescolanza di virus H5N1 e H3N2 avrebbe potuto provocare conseguenze terribili.
Il virus H5N1 non infetta facilmente gli esseri umani mentre il virus H3N2 sì . Se qualcuno esposto ad una mescolanza dei due fosse stato infettato simultaneamente da entrambi i ceppi , avrebbe potuto servire da incubatrice per un virus ibrido capace di essere trasmesso facilmente da persona a persona .

Questo processo di mescolamento, chiamato riassortimento, è uno dei due modi in cui vengono creati virus pandemici.
Tuttavia non sussistono indizi che ciò sia accaduto .
Non abbiamo alcuna evidenza che sia avvenuto un riassortimento“ ha detto Andraghetti.
E non abbiamo alcuna evidenza di un incremento della trasmissibilità dei virus coinvolti nell'esperimento con i furetti nella Repubblica Ceca“ .
Baxter non ha gettato molta luce – almeno pubblicamente – su come possa essere accaduto l'incidente. Precedentemente questa settimana Bona ha definito l'errore come il risultato di una combinazione di “Semplicemente il procedimento in sé, (ed) errori tecnici ed umani in questa procedura“
Egli ha detto che non poteva rivelare di più perchè avrebbe diffuso informazioni brevettate sul processo di produzione della Baxter.

Andraghetti ha aggiunto venerdì che i quattro governi che stanno investigando stanno cooperando strettamente con l'O.M.S. E il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie a Stoccolma, Svezia.
Siamo in stretto contatto con le autorità austriache per capire quali fossero le circostanze dell'incidente nel loro laboratorio“ ha detto .
E la ragione per cui desideriamo sapere che cosa è accaduto è per prevenire che simili eventi si ripetano in futuro e condividere le lezioni che possono essere apprese da questo evento con gli altri per prevenire simili eventi … questo è molto importante.”

www.disinformazione.it


P.S.

Mesi fa, per chi si interessa a tali notizie, sul sito della Casa editrice EFFEDIEFFE, apparve proprio questa notizia.

Per ulteriori approfondiomenti, cliccando sulle rispettive etichette di questo articolo che ho postato, potrete leggere altre informazioni che scrissi soprattutto riguardo all'influenza suina, ribattezzata "Nuova influenza".