sabato 26 febbraio 2011

Rivolte in Nord Africa - Un'altra visione degli avvenimenti

E' dall'inizio dell'anno che, dalla Tunisia, passando per l'Egitto e arrivando ( per il momento ) in Libia, il Nord Africa è in preda a sommosse di popolo che reclama più democrazia, giustizia e una vita migliore. Senza dittatori e simili.
Sono cose da condividere e da sùbito, schierandomi con chi ha dato anche la propria vita per questi nobili ideali, mi sono ( per forza di cose ) domandato se il tutto fosse stato spontaneo oppure, da dietro le quinte, anche operando nella sola Tunisia - perchè da lì in poi c'è stato ( e potrebbe continuare a verificarsi ) un effetto domino -  ci sia stata una regia occulta. Regia che avrebbe lo scopo di favorire cambi di regime a fovore di chi ha l'interesse ad avere simili aree in mano propria. O comunque, ad avere "democrazie" compiacenti ai propri scopi; presenti e futuri.

La situazione, complice un'informazione non proprio limpida ( la Libia ne è un esempio lampante ), sta creando, a mio avviso, una cortina fumogena, oltre la quale gli accedimenti sembrano tra il reale e l'esagerato. Ripeto: tra il reale e l'esagerato, quindi, pur se reali, vengono volutamente enfatizzati e distorti.

In questi giorni di avvenimenti drammatici provenienti dalla Libia, credo che l'informazione sia stata manovrata ad arte. E i giornalisti, consapevoli o meno, faziosi ( perchè appartenenti a certi gruppi di potere ) o "sprovveduti", abbiano dato briglie sciolte a resoconti diffusi da non si sa bene chi. E la mia domanda su chi è la fonte delle foto e delle notizie, ancora è rimasta senza risposta.

Il sottoscritto ha notato, soprattutto nelle fotografie, una sorta di "regia" che ha voluto la diffusione di foto che, a tratti, rasentano un book fotografico che foto scattate in situazioni di scontri, bombardamenti e morte. Fateci caso, solo foto ravvicinate, primi piani ed effigi di Gheddafi date alle fiamme. Potrei sbagliarmi, come NON potrei, ma questa è l'impressione. Ma lo ripeto: ciò non toglie le vite umane uccise e il sentimento ( a prescindere se aizzato da chi di dovere ) di pace e giustizia.

A proposito di morti; è di questa settimana che i caduti libici sarebbero ben 10.000 e in quella nazione, lungo il mare, si sarebbero scavate delle fosse comuni. Io andrei cauto su simili affermazioni, perchè diecimila morti, pur se, così come diffuso dalla stampa, sono stati bombardati dai mercenari e dall'esercito libico, è una cifra "impegnativa". E le fosse comuni, stando a quanto letto in alcuni siti che riprendono una fotografia aerea di Google Maps, non è altro che un cimitero già presente a Tripoli.

Ricordo, per concludere, che in rete gira un sito ( www.libyafeb17.com ) realizzato, così dicono, da dei volontari. Come sito sembra veramente ben fatto e con foto di buona fattura. Ieri, 25 febbraio 2011, con una semplice ricerca dal sito Whois.Net, è risultato ( e risulta tutt'ora ) realizzato il 16 febbraio 2011, quindi prima del 17 febbraio, giorno della rivolta e del nome stesso del sito! Incredibile, sono dei vegenti.
Sempre ieri, ogni dato ( amministrazione, server, ecc.. ) non aveva informazione ( era tutto Unknow ), oggi, per magia, ha dei dati. E da questi il sito risulta nel Regno Unito. 
Da qui un po' di domande: Questi volontari, saranno dei volontari inglesi? E se è sì, che ne sanno di ciò che avviene in Libia? Gli inviano il materiale audio/video tramite internet? Si può fare, ma internet non è bloccato? Glielo invieranno tramite cellulare? Non so se la rete 3G possa supportare tutto questo flusso di dati, o meglio, quanto ci vuole, per singolo utente, ad inviare il tutto tramite 3G? Le foto sembrano scattate da dei professionisti e sembrano realizzate con macchine fotografiche non certamente del tipo "compatte". Non bisogna certamente avere dell'attrezzatura professionale per fare dei buoni scatti, anche una reflex "consumer" potrebbe andar bene, ma a me hanno lasciato perplesso.
Qui sotto lo screenshot di ieri - 25 febbraio 2011 - della ricerca effettuata su Whois.Net:


Qui sotto lo screenshot di oggi - 26 febbraio 2011 - sempre sulla ricerca effettuata su Whois.Net:



Insomma, tra morti reali, sommose che, pur se spontanee, sono state favorite da dietro le quinte e siti di "volontari", bisogna stare attenti a ciò che si sente, si vede e si legge.

QUI SOTTO, UNA RASSEGNA STAMPA ( cronologica ) CON MOLTI DUBBI, SUGLI AVVENIMENTI IN CORSO SOPRATTUTTO IN LIBIA.

Dal sito Stampa Libera ( 21 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ):


Dal blog della O.N.G. Etleboro ( 21 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ):


Dal sito del quotidiano Rinascita ( 22 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ):


Dal sito di Gianluca Freda - Blogghete ( 23 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ):


Dal sito ComeDonChisciotte ( 23 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ):


Dal blog petrolio.blogsfere ( 23 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ):


Dal sito Voci dalla Strada ( 24 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ):


Dal sito European Journalism Observatory ( 24 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ) :


Dal sito Megachip ( 24 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ):


Dal sito ComeDonChisciotte ( 25 febbraio 2011 ) ( qui per scaricare lo screenshot ) :


AGGIORNAMENTO DELLE ORE 16:00 ( dello stesso giorno dell'articolo )

Neanche faccio in tempo a postare l'articolo, ed ecco che mi tocca fare un aggiornamento. In sostanza, grazie al sito Stampa Libera, vengo a leggere di una lettera di un italiano, residente in Libia per motivi lavorativi, pubblicata oggi sul quotidiano "Il Giornale".

Ebbene, in questa lettera, ripresa ( con tanto di link  riportato ) dalla rassegna stampa della Camera, vi è la testimonianza di questo connazionale che si meraviglia della disinformazione attuata dai giornali occidentali. E in maggior modo quelli italiani ( Repubblica, soprattutto ). Senza scrivere troppo, qui il link all'articolo.

lunedì 21 febbraio 2011

La fabbrica delle rivoluzioni di Google ( articolo di Tony Cartalucci dal sito Globalresearch )




Il seguente articolo è tratto dal sito Stampa Libera ed è tradotto da Gianluca Freda.



Nel 2008, l’Alleanza dei Movimenti della Gioventù (Alliance of Youth Movements)  tenne il suo summit inaugurale a New York. Al summit partecipò un variegato insieme di funzionari del Dipartimento di Stato, membri del Council on Foreign Relations, ex funzionari della National Security, consiglieri della Homeland Security, più una miriade di rappresentanti delle corporation americane e delle grandi organizzazioni mediatiche, comprese AT&T, Google, Facebook, NBC, ABC, CBS, CNN, MSNBC e MTV.
E’ legittimo sospettare sospettare che un simile raduno di rappresentanti, coinvolti nell’economia e nella politica interna ed estera degli Stati Uniti, insieme ai manipolatori dell’opinione pubblica che operano nei mass media, fosse stato indetto per discutere del futuro dell’America e di come agevolarlo. Insieme a questi politicanti, c’era un esercito di attivisti “di base” che avrebbero dovuto “contribuire” a tale agevolazione.
Fra di essi vi era anche un gruppo poco noto, proveniente dall’Egitto e denominato “Gruppo 6 aprile”. Questi egiziani “coatti” di Facebook, si sarebbero in seguito incontrati con Mohamed El Baradei, fiduciario del Gruppo Internazionale di Crisi statunitense, all’aeroporto del Cairo, nel febbraio 2010, e avrebbero trascorso l’anno successivo ad indire manifestazioni e proteste per suo conto, allo scopo di rovesciare il governo del presidente egiziano Mubarak.
Lo statuto dell’Alleanza dei Movimenti della Gioventù afferma che essa è un’organizzazione no-profit la cui funzione è aiutare gli attivisti di base ad implementare le proprie capacità e ad ottenere un più rilevante impatto sulla scena mondiale. Se tutto questo, a prima vista, può sembrare innocuo e perfino positivo, quando si esaminano più da vicino le persone coinvolte in “Movimenti.org” viene alla luce un progetto dagli intenti così nefasti che è quasi difficile credervi.
Movimenti.org gode dell’appoggio ufficiale del Dipartimento di Stato e della Columbia Law School. Fra le corporation che lo sponsorizzano vi sono Google, Pepsi e il Gruppo Omnicon, tutti membri del globocraticoCouncil on Foreign Relations (CFR).  Sponsor è anche CBS News, che figura nella lista delle corporation facenti parte della globocratica Chatham House.  Fra gli altri sponsor citiamo Facebook, YouTube, Meetup, Howcast, National Geographic, MSNBC, GenNext e il gruppo di pubbliche relazioni Edelman.
Del team di Movimenti.org fa parte il co-fondatore Jared Cohen, membro del CFR, direttore di Google Ideas ed ex membro del gruppo di programmazione del Dipartimento di Stato, dove ha lavorato sotto la dirigenza di Condoleeza Rice e di Hillary Clinton.
Fondatore di Movimenti.org insieme a Cohen è Jason Liebman di Howcast Media, il quale lavora con agglomerati mega-corporativi quali Proctor & Gamble, Kodak, Staples, Ford e con agenzie governative come il Dipartimento di Stato americano e il Dipartimento della Difesa, allo scopo di creare “intrattenimento standard di marca, media sociali innovativi e campagne mediatiche mirate”. Ha anche lavorato 4 anni con Google, dove ha contribuito a costruire partnership con Time Warner (CFR), News Corporation (FoxNews, CFR) Viacom, Warner Music, Sony Pictures, Reuters, the New York Times e con la Washington Post Company.
Anche Roman Sunder è annoverato tra i co-fondatori di Movimenti.org.  E’ fondatore di Access 360 Media, una compagnia che si occupa di pubblicità di massa, ed ha contribuito ad organizzare il summit PTTOW!, che ha messo insieme 35 alti funzionari di compagnie come AT&T (CFR), Quicksilver, Activison, Facebook, HP, YouTube, Pepsi (CFR) con il governo americano, allo scopo di discutere il futuro dell’”industria giovanile”. E’ anche membro del consiglio d’amministrazione di GenNext, altra organizzazione no-profit che si prefigge lo scopo di “influenzare il cambiamento delle nuove generazioni”.
Considerati i ruoli ricoperti da queste persone, è difficile immaginare che il cambiamento da essi auspicato non si identifichi con una generazione che beve più Pepsi, che mangia più cibo spazzatura e che crede al Governo degli Stati Uniti ogni volta che esso ci fa pervenire le sue menzogne attraverso i media corporativi.
Mentre gli attivisti che partecipano alle riunioni di Movimenti.org aderiscono alle filosofie del liberalismo “di sinistra”, gli uomini che organizzano queste riunioni, le finanziano e promuovono i programmi degli attivisti provengono dalle mega-corporazioni americane. Si tratta degli stessi comitati d’affari che hanno violato i diritti umani in tutto il mondo, devastato l’ambiente, venduto prodotti scadenti fabbricati oltreoceano da lavoratori che vivono in condizioni di schiavitù e promosso un’agenda avente per fine il profitto e l’espansione perpetua a qualsiasi costo. L’ipocrisia di tutto ciò è sconcertante, a meno che non ci si renda conto che il nefasto programma autoreferenziale di costoro può essere portato avanti solo mascherandolo da genuino amore per l’umanità, seppellendolo sotto montagne di retorica buonista e facendosi aiutare da un esercito di giovani ingenui e facili da sfruttare.
Ciò che vediamo non è una fondazione a cui tutti gli attivisti possano collaborare, ma una fondazione che utilizza un gruppo ben selezionato di attivisti, i quali lavorano su “problemi specifici” che il Dipartimento di Stato americano desidera vedere “modificati”. Sudan, Iran, Arabia Saudita, Egitto, Europa Orientale, Venezuela e perfino Thailandia: dovunque manifestanti e movimenti di protesta operino per rovesciare governi che non collaborano con i progetti delle corporation americane, scoprirete che Movimenti.org è all’opera per sostenere i loro sforzi.
Il Movimento 6 aprile egiziano è uno di questi e il ruolo che esso ha ricoperto nella defenestrazione di Hosni Mubarak da parte degli americani, che potrebbe portare al potere il loro uomo Mohamed El Baradei, è un esempio perfetto di come venga schierato in campo questo nuovo esercito di gioventù manipolata. Sono le “rivoluzioni colorate” in versione 2.0, gestite direttamente dal Dipartimento di Stato USA con l’appoggio delle corporation americane
E’ strettamente consigliabile che i lettori si rechino essi stessi a visitare il sito di Movimenti.org, in particolare la parte che riguarda i 3 summit già organizzati e quelli in preparazione. Tutti, dalla RAND Corporation al Council on Foreign Relations, vi presenziano per portare il loro “sostegno”. Movimenti.org non è altro che un nuovo tentacolo avente lo scopo di manipolare e distruggere la sovranità delle nazioni estere.

martedì 15 febbraio 2011

Cavalieri, maggiordomi e gnomi della City ( articolo di Filippo Ghira - Rinascita )


Il seguente articolo, è a firma di Filippo Ghira - Rinascita.

Come ai tempi di Mani Pulite nel 1992 la Gran Bretagna e i suoi ambienti finanziari non perdono il vizio di voler entrare a gamba tesa nelle vicende italiane. Il Mediterraneo per la City e per i suoi maggiordomi politici (conservatori, laburisti e liberali che siano), è sempre stato visto come un cortile di casa nel quale fare sentire con forza la propria presenza. Dalla crociera del Britannia del 2 giugno 1992 da Civitavecchia all’Isola del Giglio (collocata guarda caso a mezza strada tra le due stragi in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) fino alla speculazione contro la lira dell’autunno seguente, partita appunto da Londra, che portò alla svalutazione del 30% della “nostra” moneta sul dollaro e sulla sterlina.
A dettare le danze e a suggerire il copione, forse già scritto o ancora da scrivere, è il quotidiano ufficiale dell’establishment finanziario britannico. Quel Financial Times che insieme al confratello, il settimanale Economist (entrambi di proprietà del gruppo Pearson), sono specialisti nell’indicare a chi di dovere i bersagli da colpire nei governi ritenuti “poco amici” degli interessi britannici e a suggerire i possibili loro sostituti. Si deve ricordare ad esempio che nel febbraio del 1978, l’Economist pubblicò una profetica copertina nella quale Aldo Moro era rappresentato come un burattino mosso da fili manovrati da un burattinaio ignoto, il tutto accompagnato dal titolo (in italiano): “E’ finita la commedia”. Quel Moro che stava lavorando ad un governo sorretto dall’appoggio esterno del PCI e che come tale destabilizzava gli equilibri internazionali e disturbava gli interessi americani, britannici e israeliani nel Mediterraneo. Poi infatti vennero Via Fani e Via Caetani…
Se nel 1992 poi l’obiettivo erano la DC (Andreotti) e il PSI (Craxi) da spazzare via insieme al sistema italiano di economia mista per essere sostituiti al potere da un PCI trasformato nel socialdemocratico PDS di Occhetto, legittimato a governare in cambio dell’avvio del processo di privatizzazioni, oggi l’obiettivo è rappresentato dal ruolo svolto dall’Italia in campo energetico sullo scacchiere internazionale. E considerato che alla guida della maggioranza e del governo c’è Silvio Berlusconi, che ha l’imperdonabile colpa di avere sottoscritto proficui contratti di fornitura di gas e di petrolio con la Russia e con la Libia, in chiave europea e non più “atlantica”, ecco che è il Cavaliere a finire sotto tiro. Certo Berlusconi ci ha messo molto di suo per finire sotto accusa, con alcuni suoi uomini condannati per avere aggiustato certe vicende giudiziarie. E con i bunga bunga party e la lunga serie di mignotte e sgallettate varie che hanno affollato Villa Certosa, Villa Casati Stampa e si dice pure Palazzo Grazioli. Ma se si pensa che le analoghe attività di Bill Clinton svolte in ufficio pubblico, come la Sala Ovale della Casa Bianca, hanno suscitato soltanto commenti ironici in Gran Bretagna, è lecito interrogarsi se Berlusconi non rappresenti il vero obiettivo e se in realtà la sua auspicata caduta, non solo dalla City ma anche da Wall Street sia soltanto il mezzo per arrivare ad altro. Anche in considerazione di quello che per il FT sarebbe il candidato ideale alla successione e cioè Mario Draghi. Il governatore della Banca d’Italia è attualmente anche presidente del FSB (Financial Stability Board), l’organismo incaricato di monitorare gli squilibri del mercato finanziario internazionale e di segnalarli ai governi e alle banche centrali. Un monitoraggio che non fu però in grado di vedere a sufficienza l’arrivo della tempesta finanziaria del 2007-2008, innescata tra l’altro dalle speculazioni di banche come la Lehman Brothers e la Goldman Sachs. Per la cronaca, prima di approdare a Via Nazionale nel gennaio 2006, Draghi fu vicepresidente per l’Europa appunto della Goldman Sachs, la banca anglo-americana che negli Usa il cittadino comune considera il simbolo stesso della speculazione finanziaria. Mentre nel 1992 era direttore generale del Tesoro. Come tale fu incaricato di sovraintendere al processo di privatizzazione delle imprese pubbliche. Chi meglio di lui, afferma il FT, per guidare il dopo Berlusconi?
Per il Cavaliere, il quotidiano inglese, utilizzando un editoriale intitolato in italiano “Arrivederci Silvio”, non esita a intonare il De Profundis. Sette anni fa, osserva il FT, Berlusconi era da considerare “tecnicamente e politicamente immortale”. Ma oggi la sua carriera ha perso questa sua aura e certamente è destinata a concludersi un giorno. Anzi, insiste il FT, “sarebbe meglio per la Nazione e per l'Unione europea che questo momento arrivi ora piuttosto che più avanti”. Incredibile è semmai il riferimento all’Unione europea considerato che viene espressa dal quotidiano di un Paese che vi crede così poco da avere sempre rifiutato di entrare nel sistema dell’euro… Il FT ironizza poi sul Cavaliere che si definisce vittima delle persecuzioni della Sinistra e dei giudici comunisti che sarebbero a suo dire autori di un tentativo di colpo di Stato, ma osserva il quotidiano britannico, sono poche le democrazie dove un primo ministro coinvolto in simili vicende non rassegni le proprie dimissioni “per risparmiare difficoltà al suo governo ed al Paese”. Come, potremmo ipotizzare noi, forti dell’esperienza del passato, una bella speculazione della City contro i nostri titoli di Stato…
Colpito e seppellito Berlusconi, il FT arriva al dunque e afferma che l'Italia ha “molti funzionari pubblici di valore, escluso Berlusconi”. Tra questi, il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che, ricordiamo noi, negli anni Settanta era l’unico esponente del PCI ricevuto senza problemi negli Stati Uniti. E ovviamente Mario Draghi. Entrambi, “fanno onore al loro Paese e rappresentano al suo meglio la Nazione”. Lo stesso non si può dire di Berlusconi, il cui rifiuto di fare l’unica cosa giusta, cioè dimettersi, non è altro che “una vergogna”.
Ora e sempre Mario Draghi dunque. Per il quale l’incontentabile FT, se non si realizzasse l’auspicio della guida di un “governo tecnico”, vedrebbe bene anzi benissimo la guida della Banca centrale europea. Si noti l’assurdità di un quotidiano inglese che suggerisce il nuovo presidente per una istituzione di cui la Gran Bretagna non fa parte. E senza nessuno dei Paesi che contano, Germania e Francia in testa, sappia o voglia rispondergli per le rime. Draghi, insiste il FT, andrebbe benissimo per la BCE ora che è venuta meno la candidatura di Axel Weber, attuale presidente della Bundesbank per la successione al francese Jean Claude Trichet. Draghi risponderebbe  a tutti i requisiti richiesti dall'incarico. E’ un esperto economista, conosce il sistema finanziario globale, ed è abituato a trattare con politici difficili. Ma purtroppo, deve ammettere il FT, che paventa la nomina di un candidato di secondo ordine, Draghi ha un punto debole, il fatto di essere italiano e il cancelliere Angela Merkel non può proporre ai tedeschi un banchiere centrale italiano. In realtà l’handicap principale di Draghi sta nell’essere considerato troppo legato al mondo finanziario anglo-americano. E in una fase storica in cui si annunciano contrapposizioni feroci tra America, Europa (esclusa la Gran Bretagna) ed Asia con le rispettive monete a rischio di sopravvivenza, né la Germania né la Francia, le prime due potenze economiche continentali, possono nutrire la voglia di affidare la tutela della moneta comune ad un funzionario come Draghi, che è di cultura finanziaria anglosassone.
Da parte sua il governo di Berlino, che dopo il francese Trichet pretende un connazionale, ha fatto sapere ieri che la guida della BCE non è una questione di passaporto. Quello che conta, si insiste da Berlino, è l'impegno per un euro stabile e contro il ritorno dell'inflazione, due questioni che stanno da sempre a cuore al mondo politico ed economico tedesco.

domenica 13 febbraio 2011

Il caso Ruby. Colpo di stato prossimo venturo? ( articolo di Paolo Franceschetti )

Il seguente articolo, è a firma dell'Avvocato Paolo Franceschetti.

Qualche tempo fa, scrissi un articolo a proposito della bocciatura del Lodo Alfano da parte della consulta, dicendo che si trattava di un falso problema per varie ragioni.
Concludevo l’articolo dicendo che la bocciatura sul Lodo Alfano, in realtà, era il segnale che l’era di Berlusconi stava per finire e che il premier sarebbe dovuto cadere per via giudiziaria.
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/10/il-falso-problema-del-lodo-alfano.html
In effetti le vicende giudiziarie di questi ultimi tempi, da Spatuzza a Ruby Rubacuori, pare mi abbiano dato ragione.
Come abbiamo accennato in altri articoli, quindi, lo scherzetto di Ruby Rubacuori è stato confezionato, con tanto di firma, da quegli stessi poteri che hanno fatto salire al potere Berlusconi.
Tuttavia qualcosa non quadra, nella bagarre di questi giorni e le cose non sono così semplici. Il caso Ruby non è un semplice messaggio a Berlusconi. Il clamore è troppo; l’idiozia mediatica e il tanfo sono insopportabili; e i messaggi in codice possono anche darsi con altri modi e soprattutto con altro rilievo mediatico, non con queste modalità demenziali.
Per eliminare un leader politico scomodo ci sono mille modi, dal classico colpo di fucile sparato da un pazzo, come successe a Kennedy, al malore che ebbe Berlinguer tanti anni fa. Modi diversi, ma stessi poteri, stessi fini, stesse firme.
Quindi: perchè?
La domanda ha iniziato a risuonarmi in testa dopo che, qualche giorno fa, ho preso in mano un numero di Repubblica trovando ben 13 pagine (tredici!!!) su Ruby Rubacuori.
A quel punto mi sono detto che un simile caos deve nascondere altro, che non un semplice avvertimento al premier. Un simile spazio dato ad una vicenda che, per quanto importante sia, non è certo paragonabile a quella delle collusioni mafiose del premier o quella del suo ipotizzato coinvolgimento come mandante delle stragi del '92 e '93, significa che i media stanno volutamente plasmando (e falsando) la politica facendola apparire come un teatrino demenziale e inconsistente.
Quale potrebbe essere allora il fine di questa demenza mediatica che oramai ammorba l’aria facendo allontanare dalla politica pure gli ultimi irresistibili ostinati?
Qualcuno dice che potrebbe esserci un interesse a deviare la gente dai reali problemi del paese e dell’Europa in generale.
Abbiamo infatti una crisi economica galoppante che, nonostante le parole rassicuranti dei politici, non tende a finire ma è destinata ad aggravarsi. Una giustizia allo sfascio. Un'istruzione allo sfascio.
Eppure il motivo non può ancora essere questo. Per nascondere una notizia è sufficiente crearne altre ad arte, o semplicemente tacere quella principale (come succede da sempre per le vitali questioni che riguardano il problema della proprietà delle banche centrali, il problema delle società segrete, ecc.).
Una possibile risposta mi è venuta quando ho osservato due fenomeni, uno visibile a tutti, l’altro visibile solo ai “complottisti” e al loro mondo. Tra i complottisti alcuni parlano da tempo di un prossimo colpo di stato.
Ne abbiamo parlato già tempo fa.
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/10/colpo-di-stato.html
E i segnali ci sono tutti: la recente creazione di Eurogendfor, la super-polizia europea che sarà affidata alla nostra arma dei carabinieri (con compiti e poteri superiori a quelli di un servizio segreto), le recenti leggi che hanno modificato i reati di attentato agli organi costituzionali previsti dal codice penale, rendendo di fatto non punibile un tentato colpo di stato; il depotenziamento della magistratura e delle forze di polizia, rese inefficienti da mancanza cronica di mezzi e da corruzione dilagante, lo scontro quasi insanabile tra politica e magistratura (uno scontro inesistente ma gonfiato ad arte dai media, come abbiamo detto altrove: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/12/in-questi-giorni-dopo-la-storia-del.html).
Spesso poi negli ultimi anni ho sentito parlare di possibili colpi di stato da persone interne alle forze armate e alla politica; queste voci venivano cioè da persone interne allo stato, che dovrebbero, in teoria, essere bene informate.
Qualcuno sostiene, ad esempio, che il black out del 28.09.2003, che tolse la corrente a tutta Italia, e che fu preceduto da altri black out pochi giorni prima sia negli USA che a Copenhagen, fossero in realtà delle prove generali per un black out che dovrebbe interrompere l’energia elettrica in tutta Europa l’anno prossimo, per preparare un caos generale che preluda poi all’avvento di un regime autoritario.
Vera o no che sia questa notizia (che potrebbe essere diffusa ad arte affinché venga divulgata magari proprio nei siti complottisti per seminare il panico), da giurista i segnali del colpo di stato li vedo tutti.
E la collego con un altro fenomeno, questo visibile a tutti. Il fenomeno consiste nel fatto che la gente si è rotta le scatole di questa politica.
Ascoltavo un discorso in un bar, qualche giorno fa, e alcuni anziani dicevano “hanno rotto i coglioni con questa storia della puttane del premier… ci vorrebbe qualcuno che riporti un po’ di ordine e un po’ di morale”.
Questo squallido teatrino attorno alla vicenda di Ruby Rubacuori, allora, potrebbe nascondere in realtà il fine di causare una sorta di nausea alla gente per la politica, in modo tale che, il giorno del colpo di stato, tutti saluteranno con favore l’avvento del regime autoritario.
Un colpo di stato, in fondo, è sempre progettato con largo anticipo e nei minimi particolari, anche psicologici. E quando saremo alla fame, la maggior parte della gente non avrà lavoro, e saremo tutti schifati da queste cose, in fondo saluteremo con piacere uno stato autoritario che ci tolga la fatica di fare politica e restituisca un po’ di ordine, dando da mangiare, magari poco, ma a tutti.
Un po’ come i nostalgici del fascismo che dicono “sì ma in fondo, almeno i treni arrivavano in orario”.

Saranno fantasie ed eccessi complottistici le mie ipotesi? Forse sì. E c'è da sperarlo. Anche se, comunque, non sono certamente fantasie le leggi sul colpo di stato e su Eurogendfor.
Pessimista?
No. In fondo sono ottimista. Perché preferisco vedere una regia intelligente dietro tutto questo, piuttosto che pensare che la politica e il giornalismo siano diretti solamente da dementi.
P.S.
Come conclusione, o meglio, come integrazione a questo articolo di Franceschetti, mi preme riportare come questa idea di un probabile golpe vada aleggiando anche in altri blog. E per giunta non "allineati" a quello di Franceschetti e simili "complottisti" ( sic!! ).
In questo caso, metto due articoli - usciti, ripettivamente, ieri ( sabato 12 febbraio 2011 ) e oggi ( domenica 13 febbraio 2011 ) - tratti dal blog Mercato Libero e a firma del suo amministratore, l'economista Paolo Barrai:



lunedì 7 febbraio 2011

Governo bicipite per un’Europa da lacrime e sangue ( articolo di Ugo Gaudenzi - Rinascita )


Il seguente articolo è a firma del Direttore del quotidiano Rinascita, Ugo Gaudenzi.

Mentre il nostro esimio presidente del Consiglio si arrabatta nella ricerca di sponde parlamentari per non far affondare una “riforma” chiamata federalismo (e con essa il governo e il suo personale potere), l’euro, la moneta unica imposta senza tutele ai cittadini di 17 dei 27 attuali membri dell’Unione europea, sta giocando la sua più delicata carta per sopravvivere.
Quale sia il nostro comune sentire al riguardo è noto.
L’euro è stata e resta - con gli istitutivi Trattati di Maastricht che hanno tolto ad ogni Stato nazionale la concreta sovranità economica e monetaria - la più grande truffa del dopoguerra ai danni delle nostre nazioni. Una truffa negoziata con la finanza internazionale e condita dalle “liberalizzazioni” (quelle che vuole di nuovo accelerare il nostro esimio premier, rapina dell’acqua pubblica inclusa), dalle “privatizzazioni” delle più importanti e strategiche industrie europee, tesori pubblici rapinati a tutti noi, e dalla cancellazione di quei patti sociali che avevano assicurato lavoro e benessere diffuso. Oltre a queste spoliazioni della ricchezza europea, il clan dei banchieri al timone dei governicchi coloniali della cosiddetta Ue, hanno anche dovuto imporre ai loro cittadini le terapie d’urto liberiste della competitività, della precarietà, della flessibilità, della disoccupazione, delle lacrime e sangue e della perpetua sudditanza al pagamento di interessi su interessi per i prestiti che gli Stati europei sono stati forzati a contrarre con le maggiori banche d’affari mondiali e con il Fmi per far sopravvivere i bilanci nazionali.
Nel sottolineare questo, sfondiamo porte già spalancate.
Il problema gravissimo è però quello che incombe in vista di ulteriori crack nazionali, dopo quello della Grecia.
I fatti sono conosciuti. La Germania della Merkel e la Francia di Sarkozy, autoelettisi “guida” del “patto per l’euro”, hanno deciso di imporre anche un “patto per la competitività”, con la parola d’ordine: chi ci sta ci sta, chi non ci sta è escluso.
Con tanti saluti all’altro nostro esimio Tremonti che, tra una mala-lettura delle tesi di Larouche e l’inutile varo di una legge a tutela del risparmio e per la riacquisizione della proprietà di Banca d’Italia illecitamente nelle mani di banche ex pubbliche svendute ai privati, cercava di negoziare l’emissione di “obbligazioni europee” per bloccare i crack a catena degli Stati “pigs”, o ritenuti tali.
Non è un caso che, ieri, la vera agenda politica di Bruxelles sia ruotata attorno a questi argomenti (che ai nostri esimii governanti e oppositori non interessano, concentrati come sono su ipotesi federaliste bucate o sui vari “Rubygate”).
E non è un caso che Frau Angela si sia - prima del vertice - incontrata a pranzo con Zapatero, ormai rappresentante di una Spagna in ginocchio di fronte ai diktat liberisti e lacrime e sangue.
Perché la Spagna non è la Grecia e nemmeno l’Irlanda.
Un crack di Madrid sul fronte del debito non conviene né ai Signori del denaro - che strangolano, sì, le economie nazionali, ma fino a quel tanto che permetta comunque loro di pagare gli interessi... - né ai capibastone dell’Unione europea, esattori e gabellieri ufficiali degli istituti d’usura. Quindi la Spagna deve adeguarsi ai diktat liberisti delle lacrime e sangue.
In sintesi. L’autoeletto governo bicipite liberal-liberista Merkel-Sarkozy, vuole introdurre un’Unione europea a “doppia velocità”. Nella cupola di comando, oltre a Parigi e Berlino, soltanto i governi che accetteranno conti pubblici in ordine, debito non superiore al 60 per cento del pil, età pensionabile a 67 anni, abbandono degli aumenti retributivi automatici e così via.
Indovinate adesso chi dovrà stringere - di più - la cinghia.
Già: l’Italietta.
Che dovrà affondare sempre più nel gorgo delle privatizzazioni, nel lavoro umano inteso come merce a basso costo e nelle peggiori ristrettezze economiche per “salvare il suo posto” (sic) nell’area “di comando” (ari-sic) dell’euro.
Basta. Basta. Basta.
Questi Terapeuti di governo che operano per gli interessi specifici della grande finanza internazionale, devono essere spazzati via.
L’Italia faccia come l’Argentina.
Si dichiari “insolvente”. Non paghi più gli interessi usurai alle grandi banche d’affari internazionali. Torni alla lira, ad una moneta nazionale, riprenda il controllo della sua Banca centrale, ora pilotata dal Klan dei Banksters, torni a produrre senza pagare “interessi” agli speculatori, torni a considerare il Lavoro come valore, non come merce.