lunedì 28 settembre 2009

Il Trattato di Lisbona. Altro che il Cavaliere ( Articolo di Paolo Barnard )



E così, mentre tutti guardano da quella parte, da quell’altra accade il nostro destino, ma non c’è nessuno a osservare. Accade per esempio il Trattato di Lisbona, il quale, come tutte le cose che ridisegnano la Storia, che decidono della nostra esistenza, che consegnano a poteri immensi immense fette del nostro futuro, non è al centro di nulla, passa nel silenzio, non trova prime pagine o clamori di alcun tipo, nel Sistema come nell’Antisistema.

Pensate: stiamo tutti per diventare cittadini di un enorme Paese che non è l’Italia, governati da gente non direttamente eletta da noi, sotto leggi pensate da misteriosi burocrati a noi sconosciuti, secondo principi sociali, politici ed economici che non abbiamo scelto, e veniamo privati nella sostanza di tutto ciò che conoscevamo come patria, parlamento, nazionalità, autodeterminazione, e molto altro ancora.

E’ il Trattato di Lisbona, vi sta accadendo sotto al naso, qualcuno vi ha detto nulla? Ribadisco: fra poco Montecitorio potrebbe essere un palazzo dove qualche centinaio di burocrati dimenticati si aggirano fingendo di contare ancora qualcosina; fra poco la Costituzione italiana potrebbe essere un poemetto che viene ricordato agli alunni delle scuole come un pezzo di una vecchia storia; fra poco una maggioranza politica che non sa neppure cosa significa la parola calzino potrebbe trovarsi a decidere come noi italiani ci curiamo, se avremo le pensioni, cosa insegneremo a scuola, come invecchieremo, o se dobbiamo entrare in guerra, e così per tutto il resto della nostra vita. Altro che Cavaliere, altro che Brunetta o Emilio Fede.

Bene, vado per gradi. Nel primo, vi fornisco un breve riassunto delle puntate precedenti; nel secondo vi spiego il Trattato di Lisbona in sintesi; nel terzo l’approfondimento per chi lo desidera.

LE PUNTATE PRECEDENTI

L’Italia è parte dell’Unione Europea (UE), che è la versione moderna di un vecchio accordo fra Stati europei iniziato nel 1957 col Trattato di Roma, il quale partorì la Comunità Economica Europea (CEE), divenuta nel 1967 la Comunità Europea (CE). Si trattava di una unione prettamente commerciale, non politica, ma presto lo divenne: nel 1979 eleggemmo infatti il primo Parlamento Europeo, e fu lì che prese piede l’idea che questa vecchia Europa poteva dopo tutto diventare qualcosa di simile agli Stati Uniti (sempre per fini soprattutto economici). Nel 1993 nacque l’Unione Europea col Trattato di Maastricht, che sancì una serie di riforme eclatanti, fra cui dal 1 gennaio 2002 quella dell’Euro come moneta comune ai suoi membri. Nel 1957 erano sei le nazioni disposte a legarsi fra loro, oggi siamo in 27 membri nella UE, tutti Stati sovrani che sempre più agiscono secondo regole e principi comuni. Infatti, l’Unione Europea si è dotata già da anni di una sorta di proprio governo sovranazionale (che sta sopra ai governi dei singoli Stati dell’unione), chiamato Commissione Europea e Consiglio dei Ministri, di un Parlamento come si è già detto, e di un organo giudiziario che risponde al nome di Corte di Giustizia Europea. La UE ha persino una presidenza, che viene assegnata a rotazione agli Stati membri, e che si chiama Consiglio Europeo. Quindi: questo agglomerato di nazioni che da secoli forma l’Europa, si è lentamente trasformato in una unione che ha già un suo presidente, un suo governo, un suo parlamento e un suo sistema giudiziario. Cioè, quasi uno Stato in tutta regola. Fin qui tutto fila, poiché comunque ogni singolo Paese come l’Italia o la Germania o l’Olanda ecc. ha finora mantenuto la piena sovranità, e i suoi cittadini sono rimasti italiani, tedeschi, olandesi, gente cioè del tutto propria ma che ha accettato sempre più una serie di regole comuni nel nome dell’essere europei uniti e moderni.

Ma a qualcuno non bastava. Nelle elite politiche del Vecchio Continente sobbolliva sempre quell’idea secondo cui questa Europa degli Stati sovrani poteva, anzi, doveva diventare gli Stati Uniti d’Europa, ovvero un blocco cementato di popoli sotto un’unica bandiera, leggi comuni, governo comune e soprattutto un’economia comune. Una potenza mondiale. Ma la litigiosità che ci ha sempre caratterizzato come singoli Paesi, l’individualismo nazionalista, e l’attaccamento ciascuno alle proprie regole e tradizioni, erano l’ostacolo fra gli ostacoli. Infatti l’evidenza dell’andamento dell’Unione suggeriva che pur essendoci adeguati a una ridda di leggi europee, regolamenti e sentenze, ancora ciascuna nazione era ben salda negli interessi di casa propria, e in quel modo gli Stati Uniti d’Europa erano impossibili da realizzare. Occorreva qualcosa di unificante, di potente, più potente degli Stati e dei loro capricci. Cosa? Una Costituzione europea in piena regola, con tutto il potere proprio di una Costituzione.

Ed ecco che quei signori importanti che fanno politica fra Strasburgo, Bruxelles e il Lussemburgo si riunirono nel 2001 nell’anonima cittadina belga di Laeken, e decisero: scriveremo una Costituzione per tutte le genti d’Europa. Fu fatto, sotto la supervisione dell’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing e con la figura in evidenza del nostro Giuliano Amato. Ma quei burocrati in doppiopetto fecero un ‘errore’: furono aperti e democratici, cioè permisero alle genti d’Europa di conoscere i contenuti della nuova Carta. Nel 2005, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per le Tv del Cavaliere, i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione in due referendum, accusando i burocrati europei di aver redatto un testo scandalosamente ignorante dei temi sociali e altrettanto parziale a favore dei grandi interessi economici. In altre parole: con quella Costituzione, gli Stati Uniti d’Europa sarebbero diventati il parco giochi dei falchi miliardari e terra dolente per le persone comuni, per me e per voi e per i vostri figli.

Fu uno shock per i doppiopetti blu, e soprattutto per i loro sponsor nelle corporate rooms d’Europa. Ricacciati nelle loro Mercedes blindate a suon di voti franco-olandesi, essi decisero la momentanea ritirata, ma non la resa. Infatti, la mattina del 13 dicembre 2007, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per la scelta fra PD o Beppe Grillo, ventisette capi di governo europei si riunirono a Lisbona e decisero: ci si riprova, ma stavolta col cavolo che permetteremo ai cittadini di esprimere un parere. Nacque così il Trattato di Lisbona, scritto in segreto, firmato in segreto, segreto nei contenuti che sono praticamente impossibili da leggere, e segretamente persino peggiore della defunta Costituzione. Nel Trattato è sancito il nostro futuro con mutamenti così sconvolgenti da lasciare a bocca spalancata. La mia e la vostra vita, quella dei vostri figli, viene destinata lungo corsie d’acciaio che se definitivamente ratificate saranno quasi impossibili da mutare. Ma quelle corsie dove portano? Al nostro interesse di persone? Al nostro benessere? Alla nostra pacifica convivenza? Ce l’hanno chiesto? Abbiamo voce in capitolo? No, nessuno ce lo ha chiesto e voi non ne sapete nulla.

IL TRATTATO DI LISBONA IN SINTESI

E’ un impianto di regole europee raccolte in un Trattato che non è così come ce lo immagineremmo (un unico testo), ma è formato da migliaia di emendamenti a centinaia di regole già in essere per un totale di 2800 pagine. E’ stato fatto in quel modo con intento truffaldino e anti democratico, come spiego fra poco. Se ratificato da tutti gli Stati, esso diventerà di fatto una Costituzione che formerà la struttura per la nascita di un super Stato d’Europa, come gli Stati Uniti d’America, con una Presidenza, con un governo centrale, un Parlamento, un sistema giudiziario. Questo super Stato diventerà più forte e vincolante di qualsiasi odierna nazione europea. Tutti noi europei diverremo cittadini di quello Stato e soggetti più alle sue leggi che a quelle dei Parlamenti nazionali, pur mantenendo la cittadinanza presente (italiana, tedesca ecc.). Infatti le leggi fatte da questo super Stato d’Europa saranno vincolanti sulle nostre leggi nazionali, e saranno persino più forti della nostra Costituzione. Ma al contrario degli Stati Uniti, tali leggi verranno scritte da burocrati che noi non eleggiamo (es. Commissione Europea), mentre l’attuale Parlamento Europeo, dove risiedono i nostri veri rappresentanti da noi votati, non potrà proporre le leggi, né adottarle o bocciarle da solo. Potrà solo contestarle ma con procedure talmente complesse da renderlo di fatto secondario. Il Trattato di Lisbona infatti offrirà poteri enormi a istituzioni che nessun cittadino elegge direttamente (Consiglio Europeo che sarà la presidenza - Commissione Europea e Consiglio dei Ministri che sarà l’esecutivo - Corte di Giustizia Europea, che sarà il sistema giudiziario), le quali avranno persino la facoltà di far entrare in guerra l’Europa senza il voto dell’ONU. I poteri di cui si parla avranno principi ispiratori pericolosamente sbilanciati a favore del business, con poca attenzione per i bisogni sociali dei cittadini. Tutto il cosiddetto Capitolo Sociale del Trattato di Lisbona (lavoro, salute, scioperi, tutele, leggi sociali, impiego…) è miserrimo, con gravi limitazioni e omissioni, mentre sono sanciti con forza i principi del Libero Mercato pro mondo degli affari. Dovete ricordare mentre leggete queste righe, che stiamo parlando di un Trattato che potrebbe molto presto ribaltare la vostra vita come nulla da 60 anni a questa parte: nuovo Stato, nuova cittadinanza, nuove leggi, nuovi indirizzi di vita nella quotidianità anche più banale, sicuramente meno democrazia, e nessuno che ci abbia interpellati. Come sarà questa nuova esistenza? Migliore, o un salto indietro nella qualità di vita? Saremo più liberi o più schiavi degli interessi delle elite di potere? Anche nel Capitolo Giustizia il Trattato pone seri problemi. Ci sarà un organo superpotente, la Corte di Giustizia Europea, che emetterà sentenze vincolanti sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci regolano; la Corte sarà superiore in potere alla nostra Cassazione, al nostro Ministero di Giustizia, ma di nuovo sarà condotta da giudici nominati da burocrati che nessuno di noi ha scelto. Come interpreteranno i nostri diritti di uomini e di donne? Ci hanno interpellati?

Ed è qui il punto. Un Trattato col potere di ribaltare tutta la nostra vita di comunità di cittadini, viene scritto in modo da essere illeggibile ed è stato già ratificato (manca solo la firma dell’Irlanda, che terrà un referendum il 2 ottobre) dai nostri governi completamente di nascosto da noi, e volutamente di nascosto. Questo poiché una versione simile di questo Trattato (la Costituzione Europea) e con simili scopi fu bocciato da Francia e Olanda nel 2005, proprio perché scandalosamente sbilanciato a favore delle lobby di potere europee e negligente verso i cittadini. Scottati da quell’umiliante esperienza, i pochi politici europei che contano (il 90% non ne sa nulla e firma senza capirci nulla) hanno architettato una riedizione di quelle Costituzione bocciata chiamandola Trattato di Lisbona, e la stanno facendo passare in segreto dietro le nostre spalle.

Il Trattato di Lisbona contiene anche clausole di valore, che come ogni altra sua regola sarebbero vincolanti su tutti gli Stati, dunque anche su questa arretrata e cialtrona Italia, e limitatamente a ciò per noi non sarebbe un male. Tuttavia, la mole dei cambiamenti cruciali che porterebbe è tale e di tale potenza per la nostra vita di tutti i giorni e per i nostri diritti vitali, da obbligare chi vi scrive a lanciare un allarme: il Trattato di Lisbona va divulgato alle persone d’Europa e da queste giudicato con i referendum. Pena la possibilità di un futuro molto, ma molto più gramo di quello che qualsiasi Cavaliere potrà mai regalarci.

L’APPROFONDIMENTO

Cosa è.

Il Trattato di Lisbona (di seguito chiamato il Trattato) non è una Costituzione europea, ma ne mantiene esattamente tutti i poteri. Esso non è neppure un trattato in sé, visto che nella realtà si tratta di una colossale mole di modifiche apportate ai due trattati fondamentali della UE, che sono: il Trattato dell’Unione Europea (TEU) e il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU). Ad essi viene aggiunto il Trattato di Nizza del 2003. Ogni singolo articolo del Trattato, inclusi gli annessi e i protocolli, assume una forza enorme, spessissimo sovranazionale, cioè più potente di qualsiasi legge nazionale degli Stati membri della UE.

L’astuzia e l’inganno.

L’intera opera è stata architettata in modo da essere incomprensibile e letteralmente illeggibile dagli esseri umani ordinari, inclusi i nostri politici. In totale si sta parlando di 329 pagine di diversi e disconnessi emendamenti apportati a 17 concordati e che vanno inseriti nel posto giusto all’interno di 2800 pagine di leggi europee. Questo labirinto non è accidentale. Come spiega il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”. Il nostro Giuliano Amato ribadì il concetto appieno, in una dichiarazione rilasciata durante un discorso al Centro per la Riforma Europea a Londra il 12 luglio del 2007: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile, poiché così non sarebbe stato costituzionale (evitando in tal modo i referendum, nda)… Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo (rispetto alla Costituzione bocciata nel 2005, nda)”. (fonte: EuObserver.com). Il sigillo a questo tradimento dei principi democratici fu messo dallo stesso Valéry Giscard D’Estaing in una dichiarazione del 27 ottobre 2007, raccolta dalla stampa europea: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”. I capi di Stato erano concordi questa volta: no al parere degli elettori, no ai referendum.

In Italia, il Parlamento ha ratificato il Trattato l’8 agosto del 2008 (già la data la dice lunga), senza alcun pubblico dibattito, senza prime serate televisive, e senza che fosse letto dai parlamentari votanti. Nel resto d’Europa le cose non sono andate meglio, data la natura semi clandestina del Trattato e la specificata intenzione di nasconderlo agli elettori. Ma in Irlanda è successo qualcosa di particolare. Lo scomparso politico Raymond Crotty denunciò la procedura presso la Corte Suprema del Paese, ed ottenne modifiche tali da imporre all’odierno premier Brian Cowen un referendum popolare finale sul Trattato (uno già ci fu nel 2008), che si terrà il 2 ottobre di quest’anno. Si tenga presente che un no irlandese affonderebbe anche questa impresa.

Preciso, ma poi continuo.

Una precisazione è di dovere a questo punto. Ciò che è sotto accusa non è il processo di armonizzazione dei popoli europei, né la possibilità di fonderci in un grande Paese federale europeo alla stregua degli Stati Uniti, né il fatto di avere una Costituzione e leggi comuni in sé. Anzi, per una nazione di cittadini cialtroni e incivilizzabili come l’Italia, il ‘bastone e la carota’ dell’Unione potrebbero essere l’unica speranza di rimanere all’interno del circolo dei Paesi evoluti, e di non sprofondare del tutto nei Bantustan del mondo cui oggi apparteniamo (non per colpa di Berlusconi, ma nostra). Ciò che invece è gravissimo, è rappresentato dal fatto che un cambiamento di portata storica come sarebbe la nascita degli Stati Uniti d’Europa e la perdita del 90% della nostra autodeterminazione come popoli singoli, sta avvenendo secondo principi politici, economici e sociali che nessuno di noi conosce, che nessuno di noi ha discusso o votato. E un’analisi attenta del Trattato ci dice che quei principi sono pericolosamente contrari ai nostri interessi di persone comuni. Ci stanno riscrivendo la vita, nientemeno, e ci potremmo svegliare fra pochi mesi in un mondo che non abbiamo scelto e che ci potrebbe costare lacrime e sangue. Senza ritorno. Altro che “regime dello psiconano”.


Il potere al super Stato, e gli Stati odierni esautorati.

Il Trattato crea le basi legali per la nascita di un grande Stato unico europeo con poteri sovranazionali a tutto campo, cioè con leggi che saranno superiori a qualsiasi legge degli Stati membri (dichiarazioni 17 & 27). Questi poteri del nuovo super Stato d’Europa saranno estesi a 68 nuovi settori dove oggi gli Stati singoli hanno la possibilità di veto, che sarà perduta. Il Trattato sottolinea il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova Europa, dove essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri (Art. 8c, TEU). Nel Consiglio Europeo, che sarà la sede della presidenza del nuovo super Stato, i partecipanti di ciascuna nazione dovranno rappresentare l’Unione presso gli Stati membri, piuttosto che rappresentare gli Stati membri presso l’Unione come accade ora. Essi poi, dovranno “interpretare e applicare le loro leggi nazionali in conformità con quelle dell’Unione”. La Commissione Europea assieme al Consiglio dei Ministri sarà l’esecutivo del super Stato d’Europa. Vi sarà come oggi un Parlamento e la Corte di Giustizia Europea sarà il sistema giudiziario.

Nel capitolo immigrazione le cose staranno così: la nuova Unione avrà frontiere esterne comuni, e deciderà a maggioranza chi potrà entrare e risiedere nei nostri territori, mentre i singoli governi perderanno il potere di decidere su ciò. Di nuovo, nessuno di noi cittadini potrà influenzare i criteri di quelle politiche, che potranno essere troppo permissive oppure disumane.

Si comprende già da questi primi aspetti del Trattato in quale misura drastica i poteri che oggi appartengono ai governi e ai Parlamenti che eleggiamo saranno trasferiti al nuovo super Stato europeo. Non è eccessivo dichiarare che siamo sulla strada per rendere Montecitorio e Palazzo Madama delle marginali rappresentanze di facciata. Le uniche aree dove ancora i Paesi europei manterrebbero autonomia decisionale sono la politica estera comune e la sicurezza. L’europarlamentare danese Jens-Peter Bonde ha dichiarato: “Non ricordo un singolo esempio di legge nazionale che non potrà essere influenzato dal Trattato di Lisbona”.

Dunque, super leggi vincolanti. Ma chi le farà?

Sarebbe naturale pensare che nei nuovi Stati Uniti d’Europa, verso i quali il Trattato ci spinge, saranno i rappresentanti eletti dal popolo a fare le leggi, come ovvio. Invece no. Il potere legislativo del nuovo super Stato, come accade già oggi nella meno vincolante UE, sarà ad esclusivo appannaggio di 1) La Commissione Europea che proporrà le leggi, ma che non è direttamente eletta da noi, 2) Il Consiglio dei Ministri che voterà le leggi, neppure esso direttamente eletto dai cittadini. Tenete presente che il ruolo del Consiglio è quasi un proforma, poiché funge praticamente da timbro alle leggi proposte dalla Commissione, visto che solo il 15% di esse viene discusso dai Ministri, e questo non cambierà col Trattato. Insomma, la Commissione Europea non direttamente eletta diverrà potentissima. Tutto ciò è grave. Il Trattato, inoltre, darà alla Commissione un elevato potere di legiferare per decreto, e le sue decisioni saranno persino vincolanti sulle Costituzioni dei Paesi membri. E così le leggi che potrebbero condizionale tutta la nostra vita futura saranno pensate da circa 3000 gruppi di lavoro della Commissione composti da oscuri burocrati che, ribadisco, nessuno ha eletto. Inoltre, questa istituzione non avrà più un Commissario per ogni Stato membro, ma solo due terzi dei Paesi saranno rappresentati a ogni mandato, per cui potrà accadere che una legge sovranazionale e vincolante cancellerà di fatto una legge italiana senza che neppure un italiano l’abbia discussa o pensata.

E allora il Parlamento Europeo? Il Parlamento Europeo non ha e non avrà alcun potere di proporre le leggi né di adottarle o di bocciarle da solo, non potrà votare sul PIL dell’Unione né sulle tasse, e sarà escluso del tutto dal deliberare su 21 settori essenziali su un totale di 90, anche se la sua sfera di competenza è stata estesa ad un numero maggiore di aree. Ciò che ho appena affermato sembra una contraddizione, ma non lo è. Infatti, il Trattato da una parte taglia le gambe al Parlamento (i 21 settori da cui viene escluso), e dall’altra gli dà un contentino (ampliamento aree di competenza), che contentino è visto che nel secondo caso i parlamentari potranno solo decidere ‘assieme’ al Consiglio dei Ministri, dunque non da soli come accade in tutte le democrazie del mondo. Oltre tutto, se anche i nostri eletti rappresentanti in Europa si impuntassero per contestare le leggi della Commissione, avrebbero una vita durissima. Il Trattato stabilisce in quel caso che: se i parlamentari vogliono contestare una legge proposta dalla Commissione dovranno ottenere una maggioranza qualificata nel Consiglio dei Ministri (cioè il 55% degli Stati) o una maggioranza assoluta di tutti i deputati europei. Si avrebbe così il paradosso di politici regolarmente eletti che devono sgobbare per contestare le decisioni di un ‘governo’ che nessuno ha eletto. Già oggi la Commissione si può permettere di snobbare persino i parlamenti nazionali degli Stati membri, come dimostra il fatto che fra il settembre 2006 e il settembre 2007 questi ultimi avevano spedito a Bruxelles ben 152 bocciature di leggi proposte dalla Commissione, col risultato di essere ignorati nel 100% di casi.

Un’ultima stortura insita nell’impianto legislativo europeo si chiama Principio di Sussidiarietà. Stabilisce che nel caso di non chiarezza su chi deve fare che cosa fra l’UE e gli Stati membri, il diritto di agire ricade su chi garantisce la maggiore efficienza. Ma che significa? E chi stabilisce che cosa sia efficiente per noi persone? Ve l’hanno mai chiesto? Ce lo chiederanno?

Il quadro che emerge dal progetto del Trattato vede in primo piano il macroscopico e sproporzionato potere della Commissione Europea, che, bisogna ricordarlo ancora, nessuno di noi elegge. Pensate che occorrerà un terzo dei Parlamenti nazionali europei per, non dico bloccare le proposte della Commissione, ma per ottenere che essa le riconsideri, senza alcun obbligo di altro. Nel frattempo, i Parlamenti nazionali perderanno ben 68 poteri di veto in Europa. Una esautorazione immensa, che, a prescindere dai meriti, nessuno di noi cittadini ha votato e approvato.

Cittadini… di che?

Siamo italiani, tedeschi, olandesi o spagnoli, ma col Trattato diventeremo “in aggiunta” cittadini del super Stato d’Europa (Art. 17b.1 TEC/TFU). Attenzione qui: finora, le regole della UE stabilivano che noi eravamo cittadini europei “come corredo” alla nostra cittadinanza nazionale. Il termine “aggiunta” è usato nel Trattato per esprimere una doppia nazionalità a tutti gli effetti, con però un gigantesco ma: dovete sapere che i diritti e i doveri di questa nostra nuova nazionalità saranno superiori a quelli stabiliti dalle nostre leggi nazionali in ogni caso dove vi sia un conflitto fra di essi, e questo per la sancita superiorità delle leggi dell’Unione rispetto a quelle nazionali e persino rispetto alle nostre Costituzioni. Al di là del merito, è inquietante sapere che potremmo essere obbligati a fare cose non previste dalle nostre leggi, senza aver avuto alcuna voce in capitolo, come al solito.

In campo internazionale.

Il Trattato creerà uno Stato superiore agli Stati membri esattamente come gli Stati Uniti sono superiori ai singoli Stati americani. Esso avrà il potere di firmare accordi internazionali con altri Paesi del mondo, e questi accordi saranno vincolanti su ogni Paese membro anche se i suoi parlamentari sono contrari, e avranno precedenza sulle sue leggi. Avrà il potere di entrare in guerra come Europa e senza l’autorizzazione dell’ONU, lasciando ai singoli Stati il solo potere di “astenersi costruttivamente” (che significa poi collaborazionismo), e imporrà inoltre agli Stati membri un aumento delle spese militari. Il Presidente della nuova Unione non sarà eletto dal popolo come negli USA, ma potrà rappresentarci nei rapporti con Paesi cruciali come l’America, la Russia o la Cina, che non dialogheranno più con i nostri attuali governi su una serie di importanti affari internazionali.

I padroni del vapore.

Uno dei motivi per cui i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione europea nel 2005, fu che essa magnificava i diritti del business lasciando le briciole ai diritti dei cittadini. Quella Carta fu infatti definita “socialmente frigida”. Il Trattato di Lisbona non altera in alcun modo questo stato di cose, ed è grave. Il problema, gridarono allora i detrattori della Costituzione, era che essa sanciva con forza il principio economico della “libera concorrenza senza distorsioni”, un principi che all’orecchio del profano può anche suonare giusto, ma che nel gergo delle stanza dei bottoni di tutto il mondo significa: privatizzazioni piratesche (ovvero svendite a poche lire ai privati) di tutto ciò che fu edificato con le nostre tasse, speculazioni selvagge nel commercio, precarizzazione galoppante del lavoro e dei diritti di chi lavora, tagli elefantiaci alle nostre tutele sociali e poi… ipocrisia sfacciata, con la notoria regola del ‘capitalismo per i poveri e socialismo per i ricchi’. Cioè: meno salvagenti sociali alla popolazione, ma poi ampi salvataggi di Stato quando è il business a finire nei guai. Infine, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ applicata al commercio europeo significa nessuna tutela di Stato nei Paesi svantaggiati ma sovvenzioni statali miliardarie per le economie opulente dei Paesi ricchi.

Quindi, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ sarà di nuovo sancita nero su bianco dal Trattato, nonostante fosse stata bocciata nella Costituzione. La si trova infatti in una dichiarazione vincolante del Protocollo 6. Come dire: ciò che fu cacciato dalla porta di casa, rientra dalla finestra. Ma c’è molto altro.

Il Trattato, per esempio, dà priorità all’aumento della produzione agricola europea che già oggi è sovvenzionata dall’Unione a suon di 1 miliardo di euro al giorno, ma non spende una parola sulle condizioni di lavoro dei braccianti né sull’impatto ambientale dell’espansione di quel settore, che è fra i più inquinanti del mondo (idrocarburi, pesticidi, consumo acqua…). Ancor più grave è il capitolo del Trattato sul diritto di sciopero, dove si prevede un assoluto divieto se esso ostacola “il libero movimento dei servizi”, una clausola che sarà aperta a interpretazioni selvagge; scioperare sarà altrettanto vietato quando colpirà un’azienda straniera che paga salari da miseria in Paesi europei dove il salario medio per lo stesso lavoro è del doppio; si immagini a quali sfruttamenti si andrebbe incontro, col corredo di gravi instabilità e tensioni sociali. Infine, diventa illegale pretendere nei pubblici appalti il rispetto di alcune contrattazioni salariali già acquisite, altra voragine. In tema di salute, il Trattato ha in serbo un pericolo non minore: il capitolo sui diritti del paziente è inserito fra le regole del Mercato Interno, e non in quelle dedicate alla sanità. Innanzi tutto questo significa che per decidere sui diritti di noi ammalati (perché lo saremo tutti nella vita) sarà necessaria solo la maggioranza qualificata dei voti e non l’unanimità, ma soprattutto spaventa trovarsi da ammalati nell’ambito del Mercato, che con la salute non ha proprio nulla a che vedere, come già sappiamo drammaticamente dalla nostra vita quotidiana.

Verremo privati anche del diritto di favorire certi settori della nostra economia anche se chiaramente svantaggiati. Se uno Stato membro deciderà di offrire un trattamento di favore ai propri cittadini in certi aspetti del vivere comune, potrà essere sanzionato. Se deciderà di aumentare l’occupazione pubblica a spese dello Stato per superare una crisi occupazionale (alla New Deal di Roosevelt) sarà sanzionato. La Banca Centrale Europea (BCE) ha il potere di imporre a tutti la stabilità dei prezzi a scapito della piena occupazione. E la BCE sarà arbitro assoluto e incontrastabile delle politiche monetarie, che non di rado significano per noi cittadini indebitati lacrime e sangue (mutui, tassi ecc.). Il Trattato non prevede alcun meccanismo per ridistribuire la ricchezza fra i cittadini ricchi e quelli in difficoltà all’interno dell’Unione; non prevede una politica comune in tema fiscale, salariale e sociale. Non prevede infatti alcun metodo per finanziare il già misero Capitolo Sociale del nuovo super Stato europeo, poiché fra le migliaia di articoli pensati con oculatezza, guarda caso manca proprio quello che armonizzi le politiche fiscali/monetarie/economiche con quelle sociali. Guarda caso.

Scorrendo queste righe, risulta chiarissimo il perché i bravi francesi e olandesi hanno bocciato queste stesse regole quando furono presentate nella Costituzione europea. Qui di sociale c’è poco più del nome. E il sociale è la rete di sicurezza nella mia e nella tua vita di tutti i giorni.

La Giustizia. I Diritti.

In questo settore, il Trattato adotta appieno la Carta dei Diritti Fondamentali, che diventa vincolante per tutti i cittadini del nuovo super Stato d’Europa (Art.6 TEU). Chi deciderà interpretando di volta in volta questi diritti con potere unico sarà la Corte di Giustizia Europea con sede nel Lussemburgo. Infatti, secondo le regole già spiegate in precedenza, anche qui le decisioni della Corte avranno potere sovranazionale e dunque saranno più forti di qualsiasi legge degli Stati membri. Esse poi avranno potere di condizionare ogni singola legge esistente nella UE. Ma chi impedirà alla Corte di interpretare un diritto odierno di un singolo Stato membro in senso più restrittivo? Vi do un esempio: in Svezia, una legge permette ai burocrati di Stato di fare ‘soffiate’ ai giornalisti, per cui il governo non può pretendere che il reporter sveli poi le fonti di uno scandalo pubblicato. Se la Corte decidesse che ciò è illegale, addio avanzatissima legge svedese. E vi ricordo che quando il collega tedesco Hans-Martin Tillack fu arrestato per aver denunciato lo scandalo Eurostat (fondi neri dell’agenzia di statistica della UE), la Corte di Giustizia Europea approvò l’arresto.

Ma chi nomina quei giudici? Nessuno dei cittadini europei, è la risposta. Li eleggono i governi, e questo li rende di fatto a loro soggetti. In altre parole, le sentenze sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci governano saranno nelle mani di magistrati del tutto fuori dal nostro controllo e secondo leggi, non lo si dimentichi, fatte da burocrati non eletti. Questo prevede il Trattato di Lisbona, all’apice di almeno duemila anni di giurisprudenza ‘moderna’. Inoltre, ciò che viene deliberato in seno alla Corte di Giustizia Europea avrà precedenza su quanto deliberato dalle nostre Corti Supreme, Cassazione, e da altre Alte Corti europee. Essa ha il potere persino di influenzare la tassazione indiretta (IVA, catasto, bolli ecc.).

Tutto questo è improprio, irrispettoso del diritto dei cittadini di decidere del proprio vivere, visto che siamo e ancora rimaniamo in teoria gli arbitri finali delle democrazie. Qui siamo completamente messi da parte, ingannati e manipolati, con rischi futuri colossali a dir poco. Ma il realismo di cittadino italiano mi impone di aggiungere un altro distinguo. In un Paese come il nostro dove la nostra inciviltà ha portato in Parlamento dei bifolchi subculturati e violenti come i seguaci di Bossi e altri, il fatto che in futuro gli articoli della Carta dei Diritti Fondamentali e del Trattato di Nizza (diritti di prima, seconda, terza e quarta generazione; dignità umana; minoranze; diritti umani; no pena di morte; diritti processuali ecc.) saranno vincolanti in Italia potrebbe essere la salvezza, nonostante i pericoli che ho delineato. E queste considerazioni mi portano a dire che la critica al Trattato di Lisbona fatta dalla prospettiva italiana è un affare ambiguo, poiché se è vero che quel Trattato potrà da una parte travolgere in negativo le nostre vite e drammaticamente il futuro dei nostri figli, è anche vero che certa barbarie e mediocrità a tutto campo degli italiani rendono impossibile capire dove sia la padella e dove la brace, ovvero se ci farà più male entrare nell’Europa di Lisbona o rimanere l’Italia sovrana di oggi. La risposta sarebbe né l’una né l’altra, certo, ma il rischio per noi italiani di combattere e vincere la battaglia contro l’inganno del Trattato, è poi di ritrovarci qui a soffocare nella melma italica senza neppure l’Europa a mitigarla. Questo va detto per onestà.


Conclusione.

Se ripercorrete i capitoli principali che vi ho esposto, non potrete non rendervi conto che come sempre i grandi giochi che regoleranno ogni futuro atto della vostra vita di cittadini si decidono altrove e in segreto, mentre nessuno nell’Italia che protesta contro il secondario berlusconismo vi aiuta a capire cosa e chi veramente aggredisce la democrazia, e chi veramente tira le fila della vostra esistenza. E’ scandaloso che si sia pensato agli Stati Uniti d’Europa come a un colosso di potere in mano a oscuri burocrati non eletti e massicciamente sbilanciati verso il business, con le briciole lasciate a quel fastidioso ‘intralcio’ che si chiama popolo. E il tutto di nascosto. Questa macchina va fermata e la parola va restituita a noi, i cittadini, attraverso i referendum, come accade in Irlanda. Il Trattato di Lisbona pone 500 milioni di esseri umani in bilico fra due possibilità: un dubbio progresso, o la probabile caduta in un abisso di dominio degli interessi di pochi privilegiati su un oceano di cittadini con sempre meno diritti essenziali. Sto parlando di te, di me, di noi persone.

Ma noi italiani attivi siamo giustamente impegnati a discutere di Tarantini, di Papi, di “farabutti” e di "psiconani". Giustamente.

Paolo Barnard
Fonte:www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139
25.09.2009

Le fonti di questo articolo:

Il Trattato di Lisbona, http://bookshop.europa.eu/eubookshop/bookmarks.action?target=EUB:NOTICE:FXAC08115:EN:HTML&request_locale=EN

From the EU Constitution to the Lisbon Treaty. The revised EU Constitution analysed by the Danish member of the two constitutional Conventions, Jens-Peter Bonde.

The Treaty of contempt Robert Joumard, Michel Christian and Samuel Schweikert (Commission for European Integration, Attac Rhône) September 7, 2007

An analysis of the Lisbon Treaty by Prof. Anthony Coughlan, The Brussels Journal. European and constitutional law by Anthony Coughlan, Secretary of the National Platform EU Research and Information Centre, 24 Crawford Avenue, Dublin 9, Ireland.

The Reform Treaty: Treaty of Lisbon: di Giuseppe Bronzini - Magistratura Democratica,

da Budgeting for the Future, Bulding Another Europe, Sbilanciamoci 2008.

From Constitution to Reform, or from bad to worse. Susan George - Chair of the Transnational Institute.


giovedì 17 settembre 2009

Via da lì!


E' di qualche decina di minuti fa la notizia di almeno sei soldati italiani morti in un'attentato a Kabul - Afghanistan.
Butto queste righe per scaricare la rabbia che mi è venuta nel leggere, prima sul sito dell'ANSA e poi in quello di altri quotidiani, questa notizia. La rabbia di vedere i nostri connazionali morire per un qualcosa che a distanza di anni - quasi 8 dai bombardamenti U.S.A. in risposta agli attentati dell' 11 settembre 2001 - non è stata risolta e, come tanta gente aveva intuito e scritto anni fa, MAI sarà risolta.
Il finto concetto di "portare la democrazia" ha portato morti, sia nei soldati di tutte le nazioni che hanno e stanno tutt'ora partecipando e sia ( soprattutto ) nella popolazione locale.

Avrei tanto da scrivere, ma di fronte a simili notizie, ma anche di fronte ad un mondo, ad un sistema arrogante, che prevarica altre nazioni e i popoli in cui "vive", ho poco da scrivere.

Quello che mi viene in mente saranno le lacrime di coccodrillo dei soliti politici da strapazzo, le solite frasi tipo: "i nostri ragazzi", "la patria", "non è tempo delle polemiche, dobbiamo rimare uniti nella tragedia", "dobbiamo rimanere lì in Afghanistan, anche perchè il sacrificio dei nostri ragazzi sarà vano", "bisogna continuare nell'opera di pacificazione e democratizzazione dell'Afghanistan", eccetera, eccetera..

Già sono pronto, così come ho scritto prima, ad una valanga di disgustante retorica ad opera dei burattini politici. Burattini in mano ad un sistema che li vuole sotto di sè e che li comanda a bacchetta. Ho pena per loro.

Per finire, un ricordo a tutti gli italiani che, con grandi ideali di pace e democrazia, hanno perso la vita nelle varie guerre e missioni di pace.

mercoledì 16 settembre 2009

Come faranno gli irlandesi a salvare la civiltà ( di nuovo )? Dicendo NO al Trattato di Lisbona (di nuovo)




DI BRIAN M. CARNEY

online.wsj.com/

Nel giro di tre settimane L’Irlanda terrà nelle sue mani, per un momento, il futuro dell’ Europa. Attraverso una stranezza della costituzione irlandese, il 2 Ottobre la Repubblica d’Irlanda sarà l’unica nazione a pronunciarsi per la seconda volta su un trattato che punta a rinnovare il funzionamento dell’Unione Europea con il suo mezzo miliardo di abitanti, attraverso un referendum popolare. Il Trattato di Lisbona, quindi, rimarrà in piedi oppure cadrà, a seconda della volontà di un milione e mezzo di irlandesi.

Visto dalla prospettiva di Bruxelles, ciò è gravemente ingiusto – un aborto di democrazia travestito da democrazia. Gli irlandesi hanno tra l’altro ostacolato i piani degli inquilini dell’ European Quarter di Bruxelles già in precedenti occasioni, la più recente delle quali è stata quando hanno votato contro il trattato di Lisbona lo scorso anno.



Allora, l’establishment di Bruxelles diede la colpa della sconfitta sopratutto ad un uomo. Il suo nome è Declan Ganley. Egli è stato una delle forze portanti dietro la campagna per il No la volta scorsa, e adesso è tornato alla carica. Il nostro corrispondente ha recentemente avuto una chiacchierata con lui per capire per cosa stia combattendo precisamente, mettendosi di nuovo a capo della campagna per il No e dichiarando di voler costringere l’Unione Europea a cambiare percorso.

Inizio con dire a Mr. Ganley che, vista da Bruxelles, tutta questa storia del referendum popolare appare profondamente ingiusta. Perchè mai un milione e mezzo di elettori irlandesi devono avere la possibilità di porre una battuta d’arresto al progresso di 500 milioni di cittadini europei? “Io guarderei alla questione in maniera completamente diversa”, risponde. “Ciò che è profondamente anti-democratico è il calpestare la democrazia stessa... Il popolo irlandese ha già avuto la possibilità di votare sul Trattato di Lisbona, e il suo responso è stato No. Il No ha avuto in effetti una percentuale più alta di quanta non ne abbia avuta Obama negli Stati Uniti d’America: eppure nessuno si è sognato di chiedergli di indire nuove elezioni il mese successivo. Eppure a noi – dopo solo 15 mesi ci è stato chiesto di votare di nuovo, e sullo stesso Trattato”. Batte le dita sul tavolo per enfatizzare queste parole: “Non una virgola è stata cambiata di quel documento”.

Ma l’offesa alla democrazia è più grave, secondo Ganley, che non il semplice chiedere agli irlandesi di votare due volte – quello è stato già fatto con il Trattato di Nizza nel 2002. In questo caso, non sono solo le prerogative democratiche irlandesi ad essere violate, ma anche quelle olandesi e francesi, per citarne due.

Nel 2005, sia la Francia che l’Olanda hanno rifiutato la proposta di Costituzione Europea con due rispettivi referendum. Quello di Lisbona, sostiene Gantley, “è lo stesso Trattato”. Quali sono le prove delle sue affermazioni?. “Bene, prima di tutto, sono gli stessi redattori del documento a sostenerlo. Come ad esempio Giscard d’Estaing (ex Presidente della Repubblica Francese nda). Egli lo ha chiamato 'lo stesso documento in un diverso involucro'. Ed essendo lui stato il presidente dell’Assemblea Costituente, credo ne debba sapere qualcosa”. Ma c’è di più . “Sul Trattato di Lisbona, egli ha anche dichiarato che la pubblica opinione sarà portata a subire, senza saperlo, delle politiche che nessuno oggi si sognerebbe di proporre pubblicamente. Tutte le precedenti proposte per la nuova Costituzione sono state inserite nel testo del Trattato di Lisbona, ma saranno nascoste o mascherate in qualche modo. Questo è ciò che ha detto Giscard d’Estaing, ed ha completamente ragione. Non c’è alcuna legge che si poteva fare con la Costituzione Europea e che invece non si può fare con il Trattato di Lisbona. Nessuna.”

Così, nel tentativo di far passare con la forza il Trattato di Lisbona, l’Unione Europea sta anche di fatto nullificando la scelta democratica dell’elettorato francese e olandese. “Milioni di persone in Francia, cioè la maggioranza, ha votato no a questa Costituzione Europea. In Olanda, milioni di persone hanno fatto esattamente la stessa cosa. Quando agli irlandesi è stata fatta la stessa domanda, anche loro hanno risposto No. Tutte e tre le volte che questo documento è stato presentato direttamente all’elettorato è stato sempre bocciato dai cittadini.”

Dal punto di vista di Ganley l’Irlanda è lungi dall’essere nella posizione di contrastare la volontà di centinaia di milioni di concittadini europei, ed ha anzi il dovere di rappresentare i risultati di quelle precedenti consultazioni. Approvare il Trattato sarebbe un tradimento nei confronti dei cittadini europei, in Francia e in Olanda – per non citare i milioni di altri che non hanno mai avuto la possibilità di votare nè sulla Costituzione nè sul Trattato di Lisbona.

Ganley parla con un tono di voce pacato anche quando, come in questa occasione, lancia delle vere e proprie bordate. “Perchè”, chiede, “quando i francesi hanno votato No, gli olandesi hanno votato No e gli irlandesi hanno votato no, continuano a propinarci la stessa ricetta? Qui non c’è da grattarsi la testa e con fare intellettuale chiedersi vagamente se c’è qualche oscura minaccia alla democrazia”. Aggiunge, senza alzare la voce: “questo è un chiaro disprezzo per la democrazia. É un atto anti-democratico allo stato puro... è una presa di posizione talmente audace da apparire inverosimile”.

La natura della presa di posizione alla quale si riferisce Ganley merita qualche considerazione. Cosa esattamente non va nel Trattato di Lisbona? “Questo trattato è un prodotto di una serie di principi e di modi di governare l’Unione Europa che chiaramente non mostrano alcuna volontà o intenti democratici”, sostiene Ganley. “Potresti sentire discutere pacatamente, a tavola in alcuni quartieri di Bruxelles e altrove, del fatto che stiamo entrando in questa era post-democratica, che la democrazia non è un meccanismo perfetto o uno strumento adatto ad avere a che fare con le sfide globali eccetera eccetera eccetera. Questa idea dell’avvento di una forma di post-democrazia è pericolosa, è sconsiderata. E’ ingenua.”
“Il Trattato di Lisbona, come già avvenne con la Costituzione Europea, mette in pratica l’idea di post-democrazia con una serie di provvedimenti concreti. Quello che colpisce maggiormente è l’articolo 48, più conosciuto con il suo nomignolo francese, la clausola passerelle. Essa sancisce che attraverso i dovuti accordi intergovernamentali, senza bisogno di chiedere il parere dei cittadini e in qualunque momento, si possono dare alle istituzioni europee maggiori poteri, nonchè apportare variazioni allo stesso documento del Trattato”, spiega Ganley. “Una volta approvata tale clausola, pensi che vorranno ancora consultare l’elettorato? Certo che no”. Se gli irlandesi voteranno si, in altre parole, il 2 Ottobre segnerà la data dell’ultima consultazione elettorale indetta per dire la propria sull’ UE. L’Irlanda avrà, a tutti gli effetti, dato via le ultime vestigia della democrazia diretta europea, non solo per se stessa, ma per l’intero continente.

La clausola passerelle non è la sola prova che il Trattato nasce da un modo di vedere post-democratico. “Un’altra cosa che produce il Trattato”, continua Ganley, “è la creazione di un suo proprio Presidente – il Presidente del Consiglio Europeo, chiamato più comunemente Presidente del’Unione Europea. “Questo Presidente”, fa notare Ganley, “rappresenterà l’Unione Europea a livello mondiale. Lui sarà una delle due persone che Henry Kissinger potrebbe telefonare, in risposta alla sua famosa domanda: “quando voglio parlare all’Europa, chi chiamo?” Ora avrebbe un numero di telefono, una voce che parla per l’Europa intera, perchè quella voce avrà la rappresentanza legale di 500 milioni di persone. L’altro personaggio che parlerebbe a nome dell’Europa è quello che si chiama un pò pomposamente l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza, che sarebbe il Ministro degli Esteri dell’Unione Europea. Per Ganley ciò va bene, ma c’è precisa: “si presume che loro parleranno per me, in quanto io sono un cittadino”, dice. “Ma io non vado a votare per questa gente. Quindi, chi gli dà il mandato, se non io, come cittadino, o te? Ah ecco: uno che non ha nulla a che fare con il nostro mandato popolare seleziona questi “rappresentanti” scegliendo nella sua stessa cerchia. Non avranno mai il problema di disputare pubblicamente le proprie idee. Non mi viene data nessuna scelta sul se voglio Tizio o Caio. Non sono rappresentato ma presentato dal mio presidente.

L’eventuale vittoria del Si in Irlanda significherebbe che la futura espansione dei poteri dell’Unione Europea non sarà mai più rimessa al voto popolare, e sopratutto che gli europei non avranno mai la possibilità di eleggere i propri più alti rappresentanti”.

E’ facile capire perchè Ganley non sia per niente benvisto a Bruxelles. Eppure, egli giura: “Io sono un convinto europeista. Non sono un euroscettico, in alcuna maniera o forma. Anzi credo che l’unico modo per andare avanti per l’Europa sia quello di rimanere unita”. Ma ha tuttavia paura che l’Europa, così come è costituita oggi, stia preparandosi verso la caduta. “Sono certo di una cosa”, dice. “Se il progetto europeo non sarà basato su solide fondamenta democratiche e responsabili, nonchè trasparenti nel suo governo, è un progetto che inevitabilmente fallirà. Ed è un progetto troppo prezioso per lasciarlo fallire, è costato così tanto in termini di sangue e ricchezze nazionali, che bisogna a tutti i costi evitare di creare le condizioni affinchè esso fallisca”.

L’intera dinamica politica all’interno dell’Unione Europea, sostiene Ganley, è superata. “Parlare solamente di euroscettici ed europeisti non fa altro che l’interesse dei mandarini a Bruxelles, in quanto non ammette l’esistenza di una opposizione leale o di un dissenso costruttivo”. Ma un’opposizione leale è proprio ciò che Ganley ha in mente di creare. “Ciò che io dico fin dall’inizo della campagna sul Trattato di Lisbona manda in tilt queste persone a Bruxelles”. “Semplicemente non riescono a processare questi concetti, in quanto non riescono a farmi rientrare nella definizione di "euroscettico". “La loro mentalità”, continua, “è quella di amico-nemico, eppure io” e, puntando il sito verso se stesso “sono un amico, anzi un vero amico, perchè ti sto dicendo la verità. Ti sto dicendo che abbiamo un problema e che dobbiamo risolverlo”.

Poi aggiunge, riferendosi all’ establishment europeista di Bruxelles: “ho delle novità per loro. Questo piccolo cittadino europeo, insieme a milioni di altri in Francia, in Olanda e in Irlanda, gli ha detto qualcosa di molto chiaro. Ora loro possono ignorarlo e andare avanti per la propria strada, oppure ascoltare la gente, coinvolgerla, e continuare con loro”.

Invece di un immenso Trattato quasi illegibile che rimarrà a prendere polvere nei palazzi di Bruxelles, Ganley vorrebbe vedere un documento leggibile di 25 pagine, che preveda l’elezione diretta del Presidente dell’ Unione Europea, nonchè maggiore trasparenza nel processo decisionale e una voce più forte per i cittadini europei. “Dobbiamo chiedere di più ai cittadini”, sostiene, ma allo stesso modo “dobbiamo dare fiducia ai cittadini. Loro parlano di questo deficit democratico. Ma la lacuna più importante in questo momento in Europa è il deficit di fiducia, e la maggiore perdita di fiducia è stata tra quelli che governano e i cittadini, non il contrario. Cosa disse Bertolt Brecht? Che “il popolo ha perso la fiducia del proprio governo”? Questa è l’identica mentalità.

Inoltre, nonostante tutti questi discorsi sulla democrazia e sui principi, i cittadini irlandesi hanno anche i loro problemi a casa da considerare. C’è stato molto dibattito sulla possibilità che la vittoria del No potrebbe danneggiare l’economia irlandese. E un buon numero di grosse multinazionali operanti in Irlanda hanno esplicitamente chiesto di ratificare il Trattato. Davvero Ganley sta mettendo a rischio l’economia del suo paese facendo campagna per il No?

Egli nega ciò con enfasi. “Gli unici ad essere a rischio per il Trattato di Lisbona sono le elites di Bruxelles”, risponde. “La scorsa volta qualcuno disse che se avessimo votato No saremmo diventati lo zimbello dell’Europa, e invece a diventare lo zimbello d’Europa sono state proprio le elites di Bruxelles. Questo è ciò che ho visto nelle settimane seguenti il rifiuto irlandese del Trattato di Lisbona”. Continua : “Le uniche persone che rischiamo di infastidire sono un gruppetto di burocrati non eletti e ciò che io chiamo la tirannia della mediocrità che abbiamo oggi in Europa”. C’è di più, continua Ganley: “durante la storia gli irlandesi non hanno mai avuto paura di fare domande scomode e di ribellarsi per la propria libertà e la giustizia, contro oppositori molto più potenti. Sembra addirittura che provino piacere nella ribellione”

Era più facile provarne piacere, tuttavia, quando l’Irlanda stava ancora godendo di un boom economico di proporzioni storiche. E’ possibile che stavolta gli irlandesi decideranno che è meno rischioso tenere la testa bassa e lasciarsi trasportare? Dal punto di vista di Ganley, ciò sarebbe equivalente ad arrendersi. Se l’Irlanda voterà Si, sostiene, “non avremo nulla in cambio eccetto che una pacca sulla spalla da qualche mandarino e qualche elogio sul nostro essere buoni europei. Ma davvero agiamo da buoni europei se diciamo Si a questo Trattato? Ganley è convinto del contrario. “Se questa domanda fosse chiesta ai cittadini europei, se vogliono questa costituzione, sappiamo con certezza che voterebbero No in massa”. “Eppure siamo quasi letteralmente presi in ostaggio, con un’arma puntata alla testa, da qualcuno che ci dice : se non firmi questo documento, succederanno delle cose spiacevoli. Ma ciò che ci stanno chiedendo è niente di meno che svendere il resto dei cittadini europei”.

L’intero progetto europeo – quello che lui sostiene e promuove – “deve essere basato sui cittadini”, dichiara Ganley. “Deve partire dal basso, e l’Unione Europea al momento è invece calata dall’alto: non ha l’appoggio della massa dei cittadini, non ha il loro coinvolgimento. Non sanno nemmeno cosa sta succedendo. Conduce i suoi affari letteralmente a porte chiuse, e ciò deve finire e deve finire adesso”. Se Ganley ha ragione, finirà fra tre settimane, in un piccolo paese chiamato Irlanda, nella periferia occidentale dell’Europa.

Brian M. Carney
Fonte: http://online.wsj.com/
Link: http://online.wsj.com/article/SB10001424052970203440104574404643114251588.html?mod=googlenews_wsj

10.09.2009


Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da GIOVANNI PICCIRILLO

P.S.
Forza, Irlanda!
Almeno tu, dai la possibilità ai cittadini di votare, di esprimersi. Qui, nella democratica Italia, chi ha votato SI' al Trattato di Lisbona sono stati i politicanti. Al popolo non gli è stata data la possibilità di esprimersi, di informarsi. Vigliaccheria? Paura?

martedì 15 settembre 2009

La Etleboro ONG partecipa oggi alla conferenza su Srebrenica


Articolo tratto dal blog della O.N.G Etleboro

Banjaluka - Si svolgerà oggi a Banjaluka, nella Republika Srpska, la conferenza su Srebrenica organizzata dall'Associazione olandese 'Progetto storico di Srebrenica' diretta da Stefan Karganovic. All'evento prenderanno parte alcuni dei membri della Etleboro ONG, i quali interverranno al dibattito fornendo argomentazioni contro la disinformazione perpetuata in questi anni sulla questione di Srebrenica. Saranno presenti Michele Altamura, fondatore della organizzazione non governativa serba, Biljana Vukicevic, amministratore della Etleboro ONG, nonchè dal Professore Branimir Nesic, redattore della rivista 'Srpske Dveri', e Milivoje Ivanisevic, autore del libro “Le falsità di Srebrenica”.

La Etleboro ONG da anni si sta battendo contro la disinformazione sui recenti avvenimento dei Balcani, compiuta dai media occidentali che hanno alimentato una propaganda distruttiva di tali popoli, alimentando così odi e rancori. Nel corso della conferenza, infatti, gli analisti della Etleboro cercheranno di illustrare le argomentazione, le prove e le testimonianze che dimostrano le grandi contraddizioni del 'mito di Srebrenica', dando così voce al popolo che ha subito allo stesso modo una duplice ingiustizia, ossia quella di essere vittime non riconosciute e carnefici demonizzati.

P.S.
Aggiungo, a questo articolo, il link all'articolo "Srebrenica: la ricerca della verità". Tratto sempre dal sito della Etleboro, ad opera di Rinascita balcanica.

lunedì 14 settembre 2009

Intervista a Kurt Sonnenfeld ( Traduzione di Gianluca Freda )



Articolo tratto dal sito web della rivista NEXUS Italia.


13/09/2009

Come videografo ufficiale del governo USA, Kurt Sonnenfeld fu assegnato alla zona di Ground Zero dopo l’11 settembre 2001 e lì trascorse un mese, registrando 29 cassette: “Ciò che ho visto in certi luoghi e in certi momenti... è abbastanza sconvolgente!”. Non ha mai consegnato quei nastri alle autorità e da allora è stato oggetto di persecuzione. Kurt Sonnenfeld vive in esilio in Argentina, dove ha scritto “El Perseguido” (Il perseguitato). Nel suo libro, pubblicato di recente, racconta la storia del suo incubo senza fine e conficca un altro chiodo nella bara della versione ufficiale governativa degli eventi dell’11/9. Qui sotto pubblichiamo un’intervista esclusiva raccolta da Voltairenet.

JPEG - 23 Kb
Kurt Sonnefled e un altro specialista non identificato nel "vuoto" sotterraneo sotto Gound Zero.

Introduzione

Kurt Sonnenfeld si è laureato all’Università del Colorado (USA) alla facoltà di Affari Internazionali ed Economici, nonché in Letteratura e Filosofia. Ha lavorato per il governo degli Stati Uniti come videografo ufficiale ed è stato Direttore delle Operazioni di Trasmissione per il National Emergency Response Team della FEMA (Federal Emergency Management Agency). In più, Kurt Sonnenfeld è stato assunto da varie altre agenzie e progetti governativi per operazioni segrete e “delicate” in installazioni scientifiche e militari sparse per gli Stati Uniti.

Dopo l’11 settembre 2001, la zona conosciuta come “Ground Zero” venne chiusa agli sguardi del pubblico. A Sonnenfeld, tuttavia, venne garantito accesso senza restrizioni, il che gli consentì di raccogliere documenti per le indagini (che non ebbero mai luogo) e di fornire alcuni filmati “epurati” a quasi tutti i network televisivi del mondo. I nastri che rivelano alcune delle anomalie che egli potè notare a Ground Zero sono ancora in suo possesso.

Accusato di un crimine mai avvenuto in un’operazione fatta apposta per incastrarlo, Kurt Sonnenfeld ha subito persecuzioni attraverso più continenti. Dopo molti anni di paura, ingiustizia e isolamento ha deciso di schierarsi apertamente contro la versione ufficiale del governo ed è pronto a sottoporre il suo materiale al vaglio di esperti affidabili.

PNG - 59 Kb

Intervista

Rete Voltaire : Il suo libro autobiografico “El Perseguido” (Il perseguitato) è stato recentemente pubblicato in Argentina, dove lei vive in esilio dal 2003. Ci dica chi la sta perseguitando.

Kurt Sonnenfeld : Anche se è autobiografico, non è la storia della mia vita. E’ piuttosto la storia degli eventi straordinari che sono accaduti a me e alla mia famiglia, per mano delle autorità statunitensi, nell’arco di più di sette anni e nello spazio di due emisferi, dopo il mio periodo di lavoro a Ground Zero che mi aveva trasformato in un testimone scomodo.

Rete Voltaire : Lei ha spiegato che la sua richiesta dello status di rifugiato, presentata ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951, è ancora al vaglio del Senato argentino, mentre nel 2005 le è stato concesso l’asilo politico, sebbene su base provvisoria. Ciò la rende probabilmente il primo cittadino americano in questa situazione! Ed è senza dubbio il primo funzionario del governo americano, avente contatto diretto con eventi legati all’11 settembre, che abbia deciso di rompere il silenzio. E’ questo che l’ha costretta all’esilio?

JPEG - 27 Kb
Con la moglie, Paula, durante un’udienza al Senato

Kurt Sonnenfeld : Un rifugiato è una persona che è stata costretta ad andarsene per sempre (o a restare temporaneamente lontano) dal proprio paese per motivi di persecuzione. E’ innegabile che molte persone siano state perseguitate a causa delle leggi e delle politiche semi-fasciste introdotte dopo l’11 settembre 2001 e che anch’esse meritino lo status di rifugiati. Ma il problema è che richiedere lo status di rifugiati è un passo azzardato e pericoloso da compiere. L’America è l’unica “superpotenza” rimasta nel mondo e il dissenso viene represso con grande efficacia. Qualunque persona che richieda lo status di rifugiato per motivi politici compie per definizione un gesto di dissenso estremo. E se la tua richiesta viene respinta, cosa fai? Una volta fatta la richiesta non si torna più indietro.

Personalmente, non sono stato costretto a lasciare gli Stati Uniti e di certo non sono “fuggito”. A quell’epoca ero ancora abbastanza ignaro di ciò che si stava tramando contro di me. Non avevo ancora collegato i puntini; perciò quando partii nel 2003 avevo tutta l’intenzione di ritornare. Ero venuto in Argentina per avere un attimo di respiro, per cercare di riprendermi dopo tutto ciò che mi era accaduto. Sono venuto qui in piena libertà, con il mio passaporto e usando le mie carte di credito. Ma a causa di un’incredibile serie di avvenimenti, da allora sono stato costretto all’esilio e non sono più tornato indietro.

Rete Voltaire : A che tipo di avvenimenti si riferisce?

Kurt Sonnenfeld : Sono stato colpito da false accuse di “reati” che dimostrabilmente non sono mai stati commessi, sono stato incarcerato abusivamente e torturato a causa di quelle accuse, ho dovuto subire calunnie oltraggiose sulla mia reputazione, minacce di morte, tentativi di sequestro e varie altre violazioni dei diritti umani e civili garantiti dagli accordi internazionali. Il mio ritorno negli Stati Uniti mi esporrebbe non solo alla perpetuazione di queste violazioni, ma anche alla separazione – forse permanente – da mia moglie e dalle mie gemelle di tre anni, gli unici motivi che mi restano per vivere. Inoltre, vista l’impossibilità di avere un processo equo per un crimine che non è mai avvenuto, rischierei anche la pena di morte.

Rete Voltaire : Nel 2005 il governo americano ha presentato una richiesta per la sua estradizione, che è stata respinta dal Giudice Federale. Poi nel 2007 la Corte Suprema di Argentina – in una manifestazione d’integrità e indipendenza – ha respinto la richiesta di appello, ma il suo governo non desiste. Può fare un po’ di luce su questa situazione?

Kurt Sonnenfeld : Nel 2008 il governo americano ha richiesto un nuovo appello, stavolta senza averne il minimo fondamento legale, alla Corte Suprema, con il quale di certo impugnerà le già inattaccabili ordinanze del Giudice Federale. In queste ordinanze si faceva notare, tra l’altro, che ci sono troppe “sombras”, cioè ombre, sul mio caso. C’erano molte, molte evidenti mistificazioni nell’ordine di estradizione inviato dalle autorità USA e, fortunatamente, siamo riusciti a dimostrarlo. Anzi, le mistificazioni erano così numerose che sono poi servite da sostegno alla mia richiesta di asilo. Siamo anche riusciti a dimostrare di aver subito una campagna di vessazioni e intimidazioni da parte dei servizi segreti americani. Come risultato, da quel momento in poi alla mia famiglia è stato assegnato un servizio di scorta della polizia che opera 24 ore su 24. Come un senatore ha fatto notare riguardo al mio caso: “E’ il loro comportamento che tradisce le loro vere motivazioni”.

JPEG - 33.1 Kb
Sonnelfeld e la sua famiglia sono sati spesso intimiditi, minacciati e seguiti, como si vede in questa foto.

Rete Voltaire : Per essere un “crimine mai avvenuto” la stanno cercando con molta ostinazione! Come spiega un simile accanimento? Come funzionario della FEMA lei doveva godere della fiducia del suo governo. Quand’è che la situazione si è capovolta?

Kurt Sonnenfeld : Guardandomi indietro, mi rendo conto adesso che la situazione si era capovolta molto prima che io comprendessi che si era capovolta. All’inizio, le false accuse contro di me erano completamente irrazionali e io ne fui totalmente distrutto. E’ già abbastanza difficile dover affrontare il suicidio di una persona che ami, ma essere accusato del suo omicidio è troppo da sopportare. Il caso fu chiuso sulla base di una montagna di prove che mi assolvevano in maniera irrefutabile (Nancy, mia moglie, aveva lasciato una lettera prima di suicidarsi, teneva un diario in cui registrava i suoi propositi suicidi, aveva una tradizione di suicidi in famiglia, ecc.). L’accusa volle essere certa al 100% della mia innocenza prima di chiedere il rigetto delle imputazioni.

Ma il fatto che io rimanessi in carcere anche DOPO che era stato emesso l’ordine di scarcerazione mi fece capire che stava accadendo qualcosa sotto la superficie. Venni tenuto in carcere per QUATTRO MESI dopo che i miei avvocati erano stati informati del mio proscioglimento e venni infine liberato nel giugno del 2002. Durante quel periodo, iniziarono a verificarsi una serie di strani avvenimenti. Mentre ero ancora in carcere, ebbi una conversazione telefonica con alcuni funzionari della FEMA tentando di risolvere la mia questione, e lì mi resi conto che mi consideravano “compromesso”. Mi fu detto che tutti erano d’accordo sul fatto che “l’agenzia andava protetta”, soprattutto alla luce degli sconvolgimenti che incombevano con il varo del “Patriot Act” e l’atteso trasferimento di competenze che sarebbe avvenuto con la nuova Homeland Security. Dopo tutti i pericoli che avevo corso, tutte le traversie e le difficoltà che avevo affrontato per loro negli ultimi 10 anni, mi sentii tradito. Fu una cosa che mi lasciò un vuoto nell’anima.

In seguito a questo abbandono, dissi loro che non avevo più i nastri, che li avevo dati a “un burocrate” di New York e che avrebbero dovuto attendere la mia scarcerazione per poter ritrovare qualunque documento in mio possesso. Poco tempo dopo quella conversazione, la mia casa fu “sottoposta a sequestro”, le serrature furono cambiate e i vicini videro alcuni uomini che entravano nella casa, anche se il tribunale non ha trascritto su nessun verbale le loro testimonianze, come sarebbe stato obbligato a fare. Quando finalmente fui rilasciato, scoprii che il mio ufficio era stato messo a soqquadro, il computer era sparito, la videoteca che tenevo nel seminterrato era stata perquisita e mancavano molte videocassette. C’erano uomini perennemente parcheggiati nella strada dietro casa mia, il mio sistema di sicurezza era stato “violato” più di una volta, le luci di sicurezza esterne erano state disattivate, ecc.. A questo punto me ne andai a stare nella casa di montagna di alcuni amici, e PERFINO QUESTA fu saccheggiata.

Chiunque cerchi la verità dovrà riconoscere che vi è stata una sconcertante serie di irregolarità in questo caso e che una mostruosa ingiustizia è stata perpetrata contro di me e i miei cari. Questa intensa campagna per riportarmi sul suolo americano è un falso pretesto che cela motivi più oscuri.

Rete Voltaire : Lei ha fatto capire di aver visto a Ground Zero alcune cose che non concordano con la versione ufficiale. Ha fatto o detto qualcosa che potesse sollevare sospetti in questo senso?

Kurt Sonnenfeld : In quella stessa telefonata dissi che avrei “reso pubblici” i miei sospetti, non solo riguardo ai fatti dell’11 settembre 2001, ma anche riguardo a vari altri contratti su cui avevo lavorato in passato.

JPEG - 30.4 Kb
Sonnenfeld a Ground Zero mentre esamina un "vuoto" tra due travi d’acciaio cadute.

Rete Voltaire : Su cosa erano fondati i suoi sospetti?

Kurt Sonnenfeld : Ripensandoci, c’erano molte cose a Ground Zero che non quadravano. Era strano, a mio avviso, che mi fosse stato comunicato di andare a New York ancora prima che il secondo aereo colpisse la Torre Sud, quando i media parlavano ancora di un “piccolo aereo” entrato in collisione con la Torre Nord; una catastrofe, fino a quel punto, di dimensioni troppo ridotte per poter interessare la FEMA. Invece la FEMA fu mobilitata in pochi minuti, mentre ci vollero dieci giorni per inviarla a New Orleans dopo l’uragano Kathrina, nonostante l’abbondante preavviso! Era strano che ogni videocamera fosse severamente proibita entro il perimetro di sicurezza di Ground Zero, che l’intera zona fosse dichiarata “scena del delitto”, ma poi tutte le “prove” all’interno della scena del delitto venissero rimosse e distrutte con grande rapidità. Infine trovai molto strano che la FEMA e altre agenzie federali si fossero già posizionate nel loro centro operativo al Molo 91 il 10 settembre 2001, il giorno prima degli attacchi!

JPEG - 29 Kb
Gomme del carrello d’atterraggio visibili in un container contrassegnato "FBI sole parti d’aero".

Ci si chiede di credere che tutte e quattro le “indistruttibili” scatole nere dei due jet che colpirono le Twin Towers non siano mai state ritrovate perché completamente vaporizzate, eppure io ho girato alcune riprese delle ruote di gomma del carrello di atterraggio degli aerei rimaste quasi intatte, così come i sedili, parte della fusoliera e una turbina, che non si erano per nulla vaporizzate. Detto questo, trovo piuttosto strano che tali oggetti possano essere usciti intatti da un disastro che ha trasformato gran parte delle Twin Towers in polvere sottile. E nutro seri dubbi sull’autenticità di una “turbina di jet”, di gran lunga troppo piccola per appartenere a uno dei Boeing!

JPEG - 36.7 Kb
La turbina di un "Boeing" nella discarica di Fresh Kills Island.

Ciò che accadde all’Edificio 7 è poi incredibilmente sospetto. Ho dei video che mostrano che il cumulo di macerie era incredibilmente piccolo e che gli edifici ai due lati non erano stati toccati dall’Edificio 7 durante il crollo. Non era stato colpito da nessun aereo, aveva subito solo danni minori quando le Twin Towers crollarono e c’erano solo piccoli incendi su un paio di piani. Quell’edificio non poteva implodere in quel modo senza una demolizione controllata. Eppure il crollo dell’Edificio 7 fu scarsamente menzionato dai media e sospettamente ignorato dalla Commissione sull’11 Settembre.

Rete Voltaire : Stando ai rapporti, i piani sotterranei del WTC7 contenevano materiali d’archivio importanti e indiscutibilmente compromettenti. Si è imbattuto in qualcuno di questi materiali?

Kurt Sonnenfeld : I Servizi Segreti, il Dipartimento della Difesa, l’FBI, l’Internal Revenue Service, la Commissione Sicurezza e Scambi e il “Centro Crisi” dell’Ufficio per la Gestione delle Emergenze vi occupavano ampi spazi che si estendevano per diversi piani dell’edificio. Anche altre agenzie federali avevano lì i propri uffici. Dopo l’11 settembre si scoprì che nascosta nell’Edificio 7 c’era la più grande centrale nazionale clandestina della Central Intelligence Agency al di fuori di Washington, DC, una base operativa dalla quale si potevano spiare diplomatici delle Nazioni Unite e si preparavano missioni di antiterrorismo e controspionaggio.

Al WTC7 non c’erano parcheggi sotterranei. E non c’erano camere blindate sotterranee. Le agenzie federali con sede al WTC7 tenevano i loro veicoli, documenti e materiali nell’edificio dei loro associati, al di là della strada. Al di sotto del piano terra dell’US Customs House (Edificio 6) c’era un ampio garage, separato dal resto dell’area sotterranea del complesso e tenuto sotto stretta sorveglianza. Era qui che le agenzie governative parcheggiavano le loro auto a prova di bomba e le limousine blindate, i finti taxi e i finti furgoni della compagnia telefonica usati per la sorveglianza e le operazioni segrete, i furgoni specializzati e altri veicoli. Inoltre da quell’area di parcheggio si poteva accedere al sottolivello in cui si trovava la camera blindata dell’Edificio 6.

JPEG - 15.9 Kb
In avvicinamento all’ingresso del stotolivello dell’Edificio 6.

Quando crollò la Torre Nord, la US Customs House (Sede della Dogana, nell’Edificio 6) rimase schiacciata e fu totalmente ridotta in cenere. Gran parte degli stessi livelli sotterranei rimasero distrutti. Ma c’erano dei vuoti. E fu in uno di quei vuoti, appena scoperto, che io scesi a investigare insieme ad una speciale Task Force. Fu lì che trovammo, gravemente danneggiata, l’anticamera di sicurezza alla camera blindata. In fondo all’ufficio di sicurezza c’era la grande porta d’acciaio che dava accesso alla camera blindata; di fianco ad essa, sul muro di cemento, c’era una tastiera a combinazione. Ma il muro era lesionato e parzialmente crollato e la porta era stata forzata ed era aperta. Così entrammo dentro con le torce. A parte diverse file di scaffali vuoti, nella camera non c’era altro che polvere e macerie. Era stata svuotata. Ma perché era stata svuotata? E quando?

Rete Voltaire : E’ questo che le fece suonare un campanello d’allarme?

Kurt Sonnenfeld : Sì, ma non subito. Con tutto quel caos era difficile ragionare. Fu solo dopo aver elaborato tutto che il “campanello d’allarme” iniziò a suonare.

L’Edificio Sei era stato evacuato dodici minuti dopo che il primo aereo aveva colpito la Torre Nord. Le strade si erano immediatamente intasate di camion dei pompieri, auto della polizia e traffico in tilt e la camera blindata era così grande (15 metri per 15, secondo la mia stima) che ci sarebbe voluto almeno un grosso camion per portar via tutto il suo contenuto. Dopo il crollo delle torri e la distruzione di buona parte del livello sotterraneo, una missione per recuperare il contenuto della stanza blindata sarebbe stato impossibile. La stanza deve essere stata svuotata prima dell’attacco.

Ho ampiamente descritto tutte queste cose nel mio libro ed è evidente che tutto il materiale importante è stato portato al sicuro molto prima degli attacchi. Per esempio, la CIA non sembrava troppo preoccupata per la perdita. Quando fu scoperta l’esistenza del loro ufficio clandestino nell’Edificio 7, un portavoce dell’agenzia disse ai giornali che un gruppo speciale era stato inviato a frugare fra le macerie alla ricerca di documenti segreti e relazioni d’intelligence, anche se c’erano milioni, se non miliardi, di fogli che svolazzavano per le strade. Nonostante ciò il portavoce sembrava molto fiducioso: “Non dev’esserci poi così tanta carta in giro”, disse.

JPEG - 48 Kb
I bizzarri resti cavi della Sede Doganale (Edificio 6).

La Dogana, in un primo momento, affermò che tutto era andato distrutto. Che il calore era stato così intenso da ridurre in cenere tutto ciò che si trovava nella cassaforte a vista. Ma pochi mesi dopo annunciarono di aver sgominato una cellula del riciclaggio di denaro e del narcotraffico colombiano grazie al miracoloso ritrovamento di alcuni documenti cruciali che si trovavano in cassaforte, incluse fotografie di sorveglianza e cassette (sensibili al calore) delle intercettazioni telefoniche. E quando traslocarono nella nuova sede di Penn Plaza 1, a Manhattan, appesero orgogliosamente nell’atrio la loro Placca della Corporazione e la grande insegna rotonda del Servizio Doganale degli Stati Uniti, anch’essi miracolosamente recuperati, in eccellenti condizioni, dal loro ex ufficio schiacciato e incenerito al World Trade Center.

Rete Voltaire : Lei non era il solo funzionario assegnato a Ground Zero. Gli altri non hanno notato le stesse anomalie? Sa se anche loro sono stati minacciati?

Kurt Sonnenfeld : In effetti c’erano alcune persone che conobbi in due diverse esplorazioni. Alcuni di noi, in seguito, ne discussero. Essi sanno a chi mi riferisco e spero che si facciano avanti, ma sono certo che sono molto preoccupati di ciò che potrebbe succedergli se lo fanno. Lascio a loro la decisione, ma la forza sta nei numeri.

Rete Voltaire : Con la pubblicazione del suo libro lei è diventato un “whistleblower”: un altro passo da cui non si torna indietro! Devono esserci molte persone che abbiano una conoscenza diretta di ciò che realmente accadde, o non accadde, quel giorno fatale. Eppure nessuno è ancora uscito allo scoperto, o almeno nessuno che fosse direttamente coinvolto a livello ufficiale. E’ questo che rende il suo caso così singolare. A giudicare dalle sue traversie, non è difficile immaginare che cosa stia trattenendo questa gente dal parlare.

Kurt Sonnenfeld : In verità ci sono molte altre persone intelligenti e credibili che stanno parlando. Solo che vengono screditate e ignorate. Alcune vengono minacciate e perseguitate, com’è successo a me.

La gente è paralizzata dalla paura. Tutti sanno che se si mette in discussione l’autorità degli Stati Uniti, si va incontro a problemi, in un modo o nell’altro. Come minimo si verrà screditati e disumanizzati. Più probabilmente ci si ritroverà indiziati per qualcosa di completamente irrelato, come evasione fiscale, o qualcosa di peggio, come nel mio caso. Guardi ad esempio cosa è successo alla “gola profonda” dei Servizi Segreti, Abraham Bolden, o al campione di scacchi Bobby Fischer dopo avere espresso il loro sdegno per gli Stati Uniti. Gli esempi sono innumerevoli. In passato ho chiesto ad amici e colleghi di testimoniare a mio favore per contrastare tutte le menzogne che venivano pubblicate dai media, e tutti erano terrorizzati per le conseguenze che questo avrebbe potuto generare per loro e le loro famiglie.

Rete Voltaire : A che livello le sue scoperte a Ground Zero potrebbero evidenziare il coinvolgimento del governo in quegli avvenimenti? Lei è a conoscenza delle indagini condotte da numerosi scienziati e professionisti qualificati che non solo corroborano le sue scoperte, ma si spingono molto più in là? Lei considera queste persone come “pazzi complottisti”?

Kurt Sonnenfeld : Ai più alti livelli di Washington qualcuno sapeva cosa stava per accadere. Desideravano così tanto una guerra che come minimo lo hanno lasciato succedere, ma più probabilmente hanno contribuito agli eventi.

A volte mi sembra che i “pazzi” siano coloro che si aggrappano a ciò che gli viene detto con un fervore quasi religioso, nonostante tutta l’evidenza del contrario: coloro che non prendono neppure in considerazione l’idea che possa esservi stato un complotto. Ci sono così tante anomalie nelle indagini “ufficiali” che non si può dare la colpa solo alla distrazione o all’incompetenza. Conosco bene gli scienziati e i professionisti qualificati a cui lei si riferisce e le loro scoperte sono convincenti, credibili e presentate nel rispetto del protocollo scientifico; in netto contrasto con le scoperte delle indagini “ufficiali”. in più, numerosi funzionari dell’intelligence e del governo hanno ora espresso la ben informata opinione che la Commissione sull’11/9 fosse una farsa nel migliore dei casi, una copertura nel peggiore. La mia esperienza a Ground Zero non è altro che un ennesimo pezzo del puzzle.

Rete Voltaire : Questi avvenimenti sono ormai 8 anni alle nostre spalle. Lei ritiene che scoprire la verità sull’11/9 continui a essere un obiettivo importante? E perché?

Kurt Sonnenfeld : E’ di assoluta importanza. E lo sarà ancora tra 10 e anche tra 50 anni se la verità non sarà ancora stata rivelata. E’ un obiettivo importante perché, in questa fase della storia, molte persone sono troppo disposte a credere qualunque cosa venga detto dalle autorità e troppo disposte a seguirle. Una persona in stato di shock cerca una guida. Le persone che hanno paura sono manipolabili. E la possibilità di manipolare le masse si traduce in benefici inimmaginabili per un pugno di individui molto ricchi e potenti. La guerra è estremamente costosa, ma il denaro deve pur andare da qualche parte. C’è una minoranza per cui la guerra è assai remunerativa. E in qualche modo i loro figli finiscono sempre a Washington DC, a prendere decisioni e scrivere budget, mentre i figli dei poveri e di chi è privo di contatti finiscono sempre sulle linee nemiche, a prendere ordini e combattere le loro battaglie. Gli enormi fondi neri del Ministero della Difesa americano rappresentano una fonte di denaro senza limiti per il complesso militar-industriale, con cifre che raggiungono i multi-trilioni di dollari, e continuerà così finché le masse non si sveglieranno, recupereranno il loro scetticismo e chiederanno attendibilità. Le guerre (e i falsi pretesti per la guerra) non cesseranno finché la gente non comprenderà le vere cause della guerra e non smetterà di credere alle spiegazioni “ufficiali”.

Rete Voltaire : Ciò che si è soliti definire il Movimento per la Verità sull’11/9 ha richiesto una nuova indagine indipendente su quegli avvenimenti. Lei pensa che da questo punto di vista l’amministrazione Obama dia adito a qualche speranza?

Kurt Sonnenfeld : Lo spero, ma sono un po’ scettico. Perché mai la leadership di un qualsiasi governo dovrebbe volontariamente intraprendere un’azione che si tradurrebbe in un grave danno per la sua autorità? Preferiranno mantenere lo status quo e lasciare le cose come sono. Il conducente del treno è cambiato, ma il treno ha per questo cambiato il suo percorso? Ne dubito. La spinta deve venire dal pubblico, non solo a livello nazionale, ma internazionale, come sta cercando di fare il nostro gruppo.

Rete Voltaire : Parecchi gruppi attivisti e per i diritti umani stanno sostenendo il suo appello, non ultimo il vincitore del Premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel. In generale, come ha risposto il popolo argentino alla sua situazione?

Kurt Sonnenfeld : Con un’incredibile valanga di sostegno. La dittatura militare è un evento ancora fresco nella memoria collettiva della gente di qui, insieme con la consapevolezza che la dittatura (insieme a tutte le altre dittature sudamericane dell’epoca) era supportata dalla CIA, guidata all’epoca da George Bush Senior. Si ricordano bene dei centri di tortura, delle prigioni segrete, delle migliaia di persone “scomparse” a causa delle loro opinioni, del vivere quotidianamente nella paura. Sanno che gli Stati Uniti farebbero oggi la stessa cosa se ciò andasse a loro vantaggio, che invaderebbero un paese per perseguire i loro obiettivi politici ed economici e poi manipolerebbero i media con un “casus belli” fabbricato ad arte per giustificare le loro conquiste.


JPEG - 22.3 Kb
Kurt Sonneenfeld con Adolfo Perez Esquivel, Premio Nobel per la Pace nel 1980.

Io e la mia famiglia siamo onorati di avere Adolfo Pérez Esquivel e i suoi colleghi del Servicio de Paz y Justicia (SERPAJ) tra i nostri più cari amici. Abbiamo lavorato insieme su molte questioni, inclusi i diritti dei rifugiati, i diritti delle donne, i bambini senza famiglia e i bambini malati di HIV/AIDS. Siamo anche onorati di avere il sostegno di: Abuelas de Plaza de Mayo; Madres de Plaza de Mayo, Línea Fundadora; Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS); Asamblea Permanente de Derechos Humanos (APDH); Familiares de Detenidos y Desaparecidos por Razones Políticas; Asociación de Mujeres, Migrantes y Refugiados Argentina (AMUMRA); Comisión de Derechos Humanos de la Honorable Cámara de Diputados de la Provincia de Buenos Aires; Secretaría de Derechos Humanos de la Nación; e del Programa Nacional Anti-Impunidad. A livello internazionale, Amicus Curiae è stato presentato a nostro favore da REPRIEVE in Gran Bretagna, con la collaborazione di NIZKOR in Spagna e Belgio. In più, mia moglie Paula e io siamo stati ricevuti al Congresso dalla Comisión de Derechos Humanos y Garantías de la Honorable Cámara de Diputados de La Nación.

Rete Voltaire : Come si diceva, decidere di scrivere questo libro e di esporsi al pubblico è stato un passo importante. Come si è deciso a compierlo?

Kurt Sonnenfeld : Per salvare la mia famiglia. E per far sapere al mondo che le cose non sono come sembrano.

Rete Voltaire : Ultimo ma non meno importante: cosa ne farà dei suoi nastri?

Kurt Sonnenfeld : Sono convinto che i miei nastri rivelino molte più anomalie di quante io sia in grado di riconoscerne, viste le mie limitate qualifiche. Cercherò pertanto di collaborare in ogni modo che posso con esperti seri e affidabili nello sforzo comune di rivelare la verità.

Rete Voltaire : Grazie mille!

Traduzione di Gianluca Freda