lunedì 18 luglio 2011

Per il PENE comune ( articolo di Eugenio Benetazzo )



Il seguente articolo, è tratto dal sito dell'economista, Eugenio Benetazzo.

Il nostro paese sta attraversando un momento di compromessa credibilità sulle scene internazionali, questo è dovuto non soltanto per gli episodi di gossip politico che contraddistinguono queste ultime settimane, ma soprattutto per le insuperabili difficoltà strutturali che sembra avere ormai il Bel Paese. La nuova manovra finanziaria di questi giorni ancora una volta tenta di generare nuove risorse finanziarie da utilizzare per la copertura del deficit, senza contare che di recente abbiamo anche sentito parlare di manovre lacrime e sangue, di austerità politica, di tassazione una tantum, di prelievi coatti sulle giacenze bancarie: tutte soluzioni di ripiego, contingenti, proposte politiche dell'ultim'ora nel disperato tentativo di far quadrare i conti come un mediocre contabile di impresa.

L'Italia ha difficoltà strutturali che sono state definite insostenibili, queste considerazioni scaturiscono dalla consapevolezza di un peso dello stato sociale sempre più gravoso, dalla constatazione che il potenziale di produzione industriale si sta giorno per giorno ridimensionando, dalle preoccupazioni delle giovani generazioni che percepiscono l'Italia come ormai un paese in via di sottosviluppo. Le famose riforme di cui sentiamo parlare da decenni non verranno e non potranno mai essere implementate dalla attuale classe politica per ragioni di incompetenza e convenienza politica. La crisi del debito sovrano in Europa ha fatto emergere come possibile prossimo paese candidato a trovarsi in quarantena finanziaria sia proprio il nostro: i recenti episodi di turbolenza finanziaria che hanno colpito le quotazioni dei titoli di Stato con scadenze a medio lungo termine non sono un altro che un'anticipazione della pressione che colpirà il mondo del lavoro ed il mondo delle imprese nei prossimi anni in Italia.

Le possibili exit strategy ci portano a ipotizzare anche per il nostro paese una serie di misure volte a inasprire il disagio sociale che sta caratterizzando questi ultimi semestri. Esistono paesi in Europa che hanno dato dimostrazione di esemplare reazione a livello di elettorato: uno di questi l'Inghilterra per voce del suo Primo Ministro ha proposto le cosiddette manovre lacrime e sangue per riassestare il costo dell'amministrazione pubblica e per tentare di rilanciare l'economia dell'isola. Chi ha a cuore il destino del proprio paese in questo momento si rende conto che è arrivata l'ora della medicina amara. Per anni si è continuato a dare e a garantire tutto a tutti attraverso sistemi e meccanismi di protezionismo sociale sfrenato, adesso è arrivato il momento di presentare il conto, non è più possibile continuare a mantenere il paese ricorrendo alle solite politiche demagogiche del tutto va bene e del non preoccupatevi che il domani sarà roseo.

Per la maggior parte degli Stati occidentali si prospetta un decennio di profondo ridimensionamento economico al quale si affiancherà un lento declino del benessere socioeconomico. L'Italia nonostante la sua situazione di criticità economica vanta ancora alcune credenziali atipiche rispetto agli altri paesi come ho avuto modo di spiegare anche all'interno di altri contesti. In quest'ottica dovrebbe essere seriamente presa in considerazione l'idea di istituire, regolamentare e tassare ufficialmente la prostituzione vista come un possibile strumento di governance economica per raccogliere ogni anno nuove risorse finanziarie da utilizzare per il contenimento della spesa pubblica o per la copertura del deficit di bilancio. La prostituzione in Italia è largamente diffusa in ogni ambito sociale anche grazie al ricorso a varie forme di adescamento clientelare, in questi ultimi anni ha sviluppato una presenza capillare in ogni contesto professionale ed imprenditoriale grazie alle potenzialità di contatto dei social network.

Fenomeni adolescenziali come il sexting o il web camming dimostrano come oggigiorno in Italia esistano centinaia di migliaia di persone che erogano prestazioni sessuali (anche virtuali) a fronte di una contropartita economica, per loro scelta personale e senza imposizione alcuna. La prostituzione in Italia potrebbe generare un gettito annuo stimato fra i 10 e 15 miliardi di euro considerando una flat tax del 25% ed un volume d'affari (che nessuno riesce a stimare complessivamente) di circa 50/60 miliardi di euro all'anno. Chi pensa che la prostituzione non venga istituita in Italia a fronte della presenza ed ingerenza del Vaticano nella vita politica del nostro paese non ha bene messo a fuoco il potenziale economico che questo “settore professionale” produce ogni anno: oltre il 30% dei proventi economici delle organizzazioni criminali è dovuto al racket della prostituzione. I primi ad essere danneggiati da un'eventuale tassazione di stato sarebbero proprio le mafie internazionali. 

Chi alla lettura di questo articolo non farà altro che denigrare il sottoscritto accusandolo di immoralità cristiana, dovrebbe farsi un esame di coscienza e rendersi conto di come la prostituzione sia che sia istituita attraverso un dispositivo di legge o imposta e gestita da attività criminali continuerà ad esistere e a manifestarsi per quanto tale in ogni luogo ed in ogni tempo. Quello che possiamo fare è sottrarre questo flusso di cassa che alimenta e rende economicamente forti le organizzazioni criminali, con lo scopo di far introitare tali ingenti somme al servizio della fiscalità diffusa (cosa che avviene in quasi tutto il mondo), Questo consentirebbe di supportare l'attività dello Stato ed evitare che in questo momento venga ulteriormente appesantita l'imposizione fiscale o vengano aumentati i prelievi ai contribuenti. Per finire, probabilmente, tutti quelli che continuano a sentirsi indignati per proposte di questa portata, probabilmente sono i primi che usufruiscono dei servizi di intrattenimento ed accompagnamento di donne e ragazze dai facili costumi. Tassiamo la prostituzione, per il pene di tutti.

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