martedì 20 gennaio 2009

Quella verità su Al Qaeda in Bosnia che l'Occidente non vuole sentire ( articolo di Simone Santini - clarissa.it )

Ali Hamad



16 Gennaio 2009

Ha dell'incredibile la vicenda di Ali Hamad, il comandante dell'armata Mujaheddin, la componente islamica dell'esercito bosniaco che combatté durante la guerra civile nella ex Jugoslavia negli anni '90, e che, pur essendosi auto-accusato di terrorismo e stragi, è stato dichiarato innocente dalle autorità di Sarajevo.

Ali Hamad racconta (1) di essere entrato nella organizzazione Al Qaeda all'età di diciotto anni, e di essere arrivato in Bosnia, via Croazia, nei primi anni '90, entrando in un campo di addestramento da cui sono transitati tutti i maggiori capi dell'organizzazione di Bin Laden. Col grado di colonnello e comandante della milizia mujaheddin, ha combattuto contro serbi e croati, rivelando alle autorità luoghi di fosse comuni, eccidi contro la popolazione civile serba, testimoniando contro i crimini del comandante dell'Esercito bosniaco Rasim Delic, processato all'Aja per strage e crimini di guerra.
Il Tribunale della Bosnia Erzegovina, nonostante tutto, la ha dichiarato innocente, e Hamad dice: "Sono un terrorista, ho fatto tante stragi, ma loro mi vogliono convincere che io non sono tutto quello che dico, che sono innocente".

A Sarajevo si vogliono liberare di questo personaggio che si ostina a voler rivelare verità che nessuno vuol ascoltare. Dopo essere stato sotto controllo per anni da parte del centro per l'immigrazione bosniaco, ora si stanno approntando le carte per il suo rimpatrio in Bahrein. Ma Hamad non ne vuol sapere, e chiede rifugio in Serbia, "sempre che le autorità di quel paese siano interessate ad indagare sui crimini dei mujaheddin" dichiara.

Se la vicenda di Hamad è paradossale, chissà se generata da rimorsi di coscienza o dal disperato tentativo di un uomo, diventato ormai inutile e scomodo, di ritagliarsi ancora un ruolo che possa magari salvargli la vita, le sue verità hanno già trovato nel tempo innumerevoli riscontri. Sono ormai centinaia i documenti, gli articoli, le analisi che ricostruiscono la presenza e le attività di Al Qaeda nei Balcani in quegli anni, in Bosnia prima ed in Kosovo poi.

Fra tutti, vogliamo ricordare due studi, fondamentali per la loro autorevolezza ed accuratezza.

Peter Bergen (2), autore del volume "Osama Bin Laden I Know", è considerato uno dei massimi esperti occidentali di Al Qaeda e Osama Bin Laden. Nel libro rivela come nel 2002 la polizia bosniaca abbia scoperto degli importantissimi documenti nelle città di Sarajevo e Zenica, verbali che addirittura documentano la nascita dell'organizzazione terroristica, le sue strutture portanti, e la cosiddetta "catena d'oro", ovvero i nominativi dei massimi finanziatori. Il materiale, tenuto nascosto all'opinione pubblica fino alle rivelazioni di Bergen, era stato rinvenuto presso gli uffici di una organizzazione umanitaria islamica, denominata BIF (Bosanska Ideala Futura) il cui direttore era Munib Zahiragic, ex imam e soprattutto ex agente dell'AID, i servizi segreti della componente bosniaca musulmana. Questa organizzazione, BIF, altro non era che una derivazione locale di una sorta di multinazionale che assisteva e finanziava attività terroristiche e di intelligence, e le cui principali sedi si trovavano negli Stati Uniti, a Chicago, ed in Arabia Saudita. Anche grazie al ritrovamento dei documenti in Bosnia, il responsabile dell'organizzazione a Chicago, Enaam Ernaout, è stato arrestato dall'FBI per i suoi legami con Al Qaeda ed il finanziamento di alcune strutture paramilitari islamiche, come, appunto, i "Cigni Neri" della Bosnia Herzegovina.

Jürgen Elsässer è un giornalista investigativo tedesco autore del volume "Come la Jihad è arrivata in Europa". Nel suo studio esamina come l'Occidente abbia sponsorizzato il terrorismo islamico nei Balcani e come questo meccanismo sia arrivato poi fino agli attentati dell'11 settembre e oltre.

Dice Elsässer nel corso di una intervista: "Altri libri avevano già sottolineato la presenza nei Balcani di Osama Bin Laden, ma gli autori avevano presentato i combattenti musulmani come nemici dell'occidente. Le informazioni che ho raccolto da molteplici fonti dimostrano che questi jihadisti sono marionette nelle mani dell'Occidente, e non, come si pretende, nemici. [...] Gli attacchi dell'11 settembre sono una conseguenza della politica occidentale negli anni '90, quando la NATO mise in piazza nei Balcani i jihadisti e collaborò con loro. I militanti musulmani che sono stati indicati come responsabili degli attacchi dell'11 settembre facevano parte di questa rete. [...] Ho studiato la figura di Al Zawahiri, il braccio destro di Bin Laden, che era il capo delle operazioni nei Balcani. Agl'inizi degli anni '90 aveva percorso in lungo e in largo gli Stati Uniti in compagnia di un agente dell'US Special Command per raccogliere fondi destinati alla Jihad; l'uomo sapeva perfettamente che la raccolta di fondi era un'attività sostenuta dagli Stati Uniti. [...] La rete terroristica creata dai servizi segreti americano e britannico durante la guerra civile in Bosnia, e più tardi in Kosovo, ha rappresentato un serbatoio di militanti, che troviamo poi implicati negli attacchi di New York, Madrid e Londra. [...] Dopo la fine della guerra in Afghanistan, Osama Bin Laden ha reclutato questi jihadisti militanti. Era il suo lavoro: è stato lui che li ha addestrati, con il parziale sostegno della CIA, e li ha mandati in Bosnia. Gli americani hanno tollerato il legame tra il presidente Izetbegovic e Bin Laden. Due anni più tardi, nel 1994, gli americani hanno cominciato a inviare armi, in un'operazione clandestina comune con l'Iran. Dopo il trattato di Dayton, nel novembre 1995, CIA e Pentagono hanno reclutato i migliori jihadisti che avevano combattuto in Bosnia. [...] Ho analizzato le testimonianze di alcuni jihadisti interrogati dai giudici tedeschi. Hanno dichiarato che dopo il trattato di Dayton, in virtù del quale tutti gli ex combattenti stranieri dovevano lasciare il paese, si erano ritrovati senza soldi e senza un posto dove andare. Quelli che potevano rimanere in Bosnia, perché avevano ricevuto un passaporto bosniaco, erano senza soldi e senza lavoro. Il giorno in cui i reclutatori hanno bussato alle loro porte offrendo uno stipendio di 3.000 dollari al mese per servire l'armata bosniaca, non si sono resi conto di essere in realtà stati reclutati e pagati da emissari della CIA per servire gli Stati Uniti" (3).

Riscrivere la storia dei Balcani negli anni '90 significherebbe fare luce su implicazioni e responsabilità davvero profonde, che l'occidente vuole tenere nascoste alla grande massa dei cittadini. Per questo personaggi come Ali Hamad devono rimanere nell'oscurità ed essere ritenuti innocenti anche quando confessano i propri crimini.

(1) Rinascita Balcanica, 14 gennaio 2009
(2) Osservatorio Balcani, 25 gennaio 2006
(3) Voltaire Net, 15 giugno 2006





:: Article nr. s9107 sent on 20-jan-2008 10:25 ECT
www.uruknet.info?p=s9107

Link: www.clarissa.it/esteri_int.php?id=1086#uno



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