Contro il riscaldamento globale serviranno anche arditi progetti di geoengineering: impianti di cattura del carbonio, riforestazione, specchi contro la luce solare
LONDRA - Specchi orbitanti per riflettere la luce del sole, giganti impianti di filtraggio dell’aria, fertilizzazione degli oceani: se fino a ieri simili progetti – concepiti al fine di combattere il riscaldamento climatico – potevano sembrare ambiziose fantasie di scienziati, ora non appaiono più così improbabili. Infatti la Royal Society – prestigiosa istituzione scientifica britannica – ha appena pubblicato un rapporto cautamente fiducioso nei confronti di simili soluzioni. Stiamo parlando del geoengineering, la manipolazione su grande scala dell’ambiente per influenzare il clima e contrastare il surriscaldamento del pianeta, causato in buona parte dalle attività umane. Per quanto ardite alcune soluzioni tecnologiche, insomma, potrebbero funzionare. Anzi, poiché «se non riusciamo a ridurre sostanziosamente le emissioni di CO2 andremo incontro a un futuro climatico estremamente arduo e disagiato – scrive nel report John Shepherd, professore alla University of Southampton– il geoengineering sarà la sola opzione rimasta per limitare l’aumento delle temperature».CATTURARE LA CO2- I progetti più interessanti e plausibili sono, secondo la Royal Society, quelli che si concentrano sulla riduzione dell’anidride carbonica già presente nell’atmosfera, come la riforestazione su ampia scala, o la costruzione di impianti di filtraggio e cattura della CO2. Più rischiosa, visti gli imprevedibili effetti collaterali, la fertilizzazione degli oceani, che consiste nell’accrescere artificialmente – attraverso l’immissione di ferro - la quantità di microalghe, capaci, come le piante terrestri, di immagazzinare il carbonio.
RESPINGERE LA RADIAZIONE SOLARE - Ma gli scienziati britannici prendono in considerazione anche sistemi più spregiudicati e complessi. Tra questi, l’iniezione di anidride solforosa nella stratosfera, che avrebbe l’effetto di respingere la radiazione solare (un po’ come avviene con le eruzioni vulcaniche) raffreddando la temperatura: un’ipotesi avanzata qualche anno fa dal Nobel Paul Crutzen, ma allora accolta da scetticismo. O ancora, l’idea di lanciare nello spazio migliaia di specchi capaci di riflettere la luce del sole. Soluzioni che invece di concentrarsi sulla riduzione della CO2 puntano a interferire con la quantità di radiazione solare ricevuta dalla Terra.
TAGLIARE LE EMISSIONI - Meglio comunque, per la Royal Society, concentrarsi sulla cattura del carbonio, anche perché il geoengineering non dovrebbe mai distrarre i governi dallo sforzo di ridurre alla fonte la quantità di CO2, tagliando drasticamente i gas serra. «C’è da augurarsi che gli obiettivi di riduzione delle emissioni dopo il 2012 spingeranno a un’azione più efficace», scrive il rapporto, riferendosi alla prossima conferenza Onu sul clima che si svolgerà a dicembre a Copenhagen, primo passo verso un nuovo trattato che rimpiazzi il protocollo di Kyoto. Al di là delle possibili soluzioni tecnologiche, resta infatti imperativo tagliare drasticamente la produzione di anidride carbonica. E farlo prima possibile.
Carola Frediani
03 settembre 2009
P.S.
Quello che è certo è che se qualcuno ( in malafede, purtroppo ) diceva che la geoingegneria non esisteva, si dovrà ricredere. O meglio - dato che sapeva che esisteva - dovrà inventarsi qualche altra sciocchezzuola pur di metterci una pezza.
E' di quest'anno, poi, la notizia secondo la quale il Presidente U.S.A., Barak Obama, voglia usare la geoingegneria per modificare artificialmente il clima.
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