Il seguente articolo è tratto dal blog di Marco Cedolin.
I giornali e le TV stanno da qualche settimana presentando quella che viene definita la “crisi finanziaria” della Grecia, in maniera estremamente didascalica, per molti versi simile ad un fumetto per bambini, alternando alle didascalie dotte disquisizioni e complesse calcolazioni esperite dai guru istituzionali della finanza che discettano ostentando un vernacolo per iniziati incomprensibile ai più.
Le didascalie hanno lo scopo di orientare il pensiero degli italiani, proponendo una lettura della questione tanto semplice quanto rassicurante. Le dotte disquisizioni sono indispensabili per dimostrare che questa è la lettura giusta, in quanto suffragata dal pensiero di chi conosce e domina una materia per “cervelli fini” con la quale le persone “normali” non possono certo nutrire la presunzione di confrontarsi.
La Grecia viene così dipinta nell’immaginario collettivo come un paese vittima di una grave crisi finanziaria, imputabile ad una cattiva gestione del debito pubblico da parte della classe politica che ha permesso il dilagare della corruzione e dell’evasione fiscale, garantendo a larga parte dei cittadini facili guadagni e “privilegi” a pioggia.
Proprio a causa di questo baccanale collettivo costruito a debito, il paese si è trovato così di fronte alla prospettiva di un crack di proporzioni gigantesche, dal quale solamente “l’amica UE” potrebbe essere in grado di sottrarlo. Prospettiva che naturalmente in Italia mai potrebbe verificarsi, poiché i nostri conti sono solidi e la nostra classe politica dall’avvento della seconda Repubblica cammina sulla retta via
I Paesi della UE, dall’alto della loro bonomia, ma anche per preservare intatta la salute dell’euro, si sono detti disposti a devolvere ai greci (a titolo di prestito) decine e decine di miliardi di euro nei prossimi tre anni, indispensabili per riportare a galla il loro equilibrio finanziario. Ma come ogni “buona banca” si sono visti costretti a pretendere alcune garanzie a tutela del loro “investimento”.
Tali garanzie sono costituite naturalmente dall’assicurazione che il governo greco chiuda i rubinetti dei “privilegi” imponendo ai suoi cittadini una serie di riforme “lacrime e sangue” che ne ridimensionino l’opulenza e contribuiscano a risanare i conti pubblici.
La UE ed il governo greco, dopo una serie di trattative, hanno “finalmente” raggiunto un accordo di comune soddisfazione. Ma una parte (peraltro minoritaria) dei cittadini, costituita da facinorosi, anarchici e frange dell’estrema sinistra sta protestando con veemenza, arrivando a scontrarsi con la polizia, perché abituata egoisticamente alla “bella vita” non è disposta a perdere i privilegi acquisiti.
Una rappresentazione molto semplice, convincente, rassicurante, ma tanto visionaria quanto distante dalla realtà.
Le cause della crisi finanziaria greca, oltre che derivare dalla corruzione e dall’evasione fiscale ad alti livelli, allignano in tutta una serie di speculazioni finanziarie internazionali studiate con tutta probabilità proprio allo scopo di condurre la Grecia sull’orlo di un baratro dal quale potrà salvarsi solamente “svendendo” quella sovranità limitata che ancora conservano i paesi della UE.
La sorte della Grecia sarà entro breve tempo seguita da tutti gli altri Paesi, ad iniziare dal Portogallo, dalla Spagna e dall’Italia, poiché il progetto messo in essere (per uno strano scherzo del destino) proprio all’indomani della ratifica del Trattato di Lisbona prevede l’annientamento dell’attuale sovranità limitata degli stati membri ed il trasferimento dell’intera sovranità nelle mani di una confraternita di organismi privati quali BCE, FMI, Banca Mondiale ecc.
Il denaro che verrà devoluto alla Grecia proviene dalla finanza pubblica e pertanto il finanziamento peserà sulle tasche dei contribuenti dei singoli stati. Tale denaro non sarà destinato ad offrire vantaggi ai cittadini greci ma entrerà in una partita di giro dove sarà utilizzato unicamente per coprire le voragini create dalla speculazione finanziaria.
Le garanzie imposte alla Grecia non sono state dettate dagli stati europei che offriranno il denaro, ma dalla confraternita privata di cui sopra. Confraternita che negli anni a venire si è arrogata il diritto di sovrintendere all’operato del governo greco (di fatto sostituendolo) imponendo tempi e modi delle riforme che dovrebbero iniziare la prossima settimana.
Le riforme lacrime e sangue non andranno a colpire i privilegi di un popolo opulento abituato a vivere nello sfarzo, ma metteranno alla fame cittadini con i salari fra i più bassi in Europa (insieme ad Italia e Portogallo) che già oggi vivono in condizione di estrema precarietà a causa della grave crisi economica e della disoccupazione.
Quella che viene dipinta (ed imposta) come un’operazione di risanamento dei conti pubblici, consiste semplicemente in un aumento indiscriminato della tassazione e nel taglio dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori. Aumento dell’IVA e della tassazione su molti prodotti, riduzione dell’assistenza sanitaria e pensionistica, tagli degli stipendi, ferie e tredicesime, licenziamento di una cospicua parte dei dipendenti pubblici.
I “cattivi” che protestano e stanno creando disordini nelle principali città greche non sono solamente uno sparuto manipolo di facinorosi, anarchici e professionisti della protesta che non vogliono fare i “giusti sacrifici”. Sono quella parte di cittadini che ha iniziato a prendere coscienza della realtà, realizzando la natura della strada senza ritorno sulla quale la Grecia (paese pilota in Europa) verrà costretto a camminare a partire dalla prossima settimana.
Una strada che in tempi brevi diverrà molto affollata, dal momento che dopo il successo dell’esperimento, gli altri paesi (compresa l’Italia) seguiranno a ruota, condividendo il regalo dello stesso futuro “lacrime e sangue”.
Le didascalie hanno lo scopo di orientare il pensiero degli italiani, proponendo una lettura della questione tanto semplice quanto rassicurante. Le dotte disquisizioni sono indispensabili per dimostrare che questa è la lettura giusta, in quanto suffragata dal pensiero di chi conosce e domina una materia per “cervelli fini” con la quale le persone “normali” non possono certo nutrire la presunzione di confrontarsi.
La Grecia viene così dipinta nell’immaginario collettivo come un paese vittima di una grave crisi finanziaria, imputabile ad una cattiva gestione del debito pubblico da parte della classe politica che ha permesso il dilagare della corruzione e dell’evasione fiscale, garantendo a larga parte dei cittadini facili guadagni e “privilegi” a pioggia.
Proprio a causa di questo baccanale collettivo costruito a debito, il paese si è trovato così di fronte alla prospettiva di un crack di proporzioni gigantesche, dal quale solamente “l’amica UE” potrebbe essere in grado di sottrarlo. Prospettiva che naturalmente in Italia mai potrebbe verificarsi, poiché i nostri conti sono solidi e la nostra classe politica dall’avvento della seconda Repubblica cammina sulla retta via
I Paesi della UE, dall’alto della loro bonomia, ma anche per preservare intatta la salute dell’euro, si sono detti disposti a devolvere ai greci (a titolo di prestito) decine e decine di miliardi di euro nei prossimi tre anni, indispensabili per riportare a galla il loro equilibrio finanziario. Ma come ogni “buona banca” si sono visti costretti a pretendere alcune garanzie a tutela del loro “investimento”.
Tali garanzie sono costituite naturalmente dall’assicurazione che il governo greco chiuda i rubinetti dei “privilegi” imponendo ai suoi cittadini una serie di riforme “lacrime e sangue” che ne ridimensionino l’opulenza e contribuiscano a risanare i conti pubblici.
La UE ed il governo greco, dopo una serie di trattative, hanno “finalmente” raggiunto un accordo di comune soddisfazione. Ma una parte (peraltro minoritaria) dei cittadini, costituita da facinorosi, anarchici e frange dell’estrema sinistra sta protestando con veemenza, arrivando a scontrarsi con la polizia, perché abituata egoisticamente alla “bella vita” non è disposta a perdere i privilegi acquisiti.
Una rappresentazione molto semplice, convincente, rassicurante, ma tanto visionaria quanto distante dalla realtà.
Le cause della crisi finanziaria greca, oltre che derivare dalla corruzione e dall’evasione fiscale ad alti livelli, allignano in tutta una serie di speculazioni finanziarie internazionali studiate con tutta probabilità proprio allo scopo di condurre la Grecia sull’orlo di un baratro dal quale potrà salvarsi solamente “svendendo” quella sovranità limitata che ancora conservano i paesi della UE.
La sorte della Grecia sarà entro breve tempo seguita da tutti gli altri Paesi, ad iniziare dal Portogallo, dalla Spagna e dall’Italia, poiché il progetto messo in essere (per uno strano scherzo del destino) proprio all’indomani della ratifica del Trattato di Lisbona prevede l’annientamento dell’attuale sovranità limitata degli stati membri ed il trasferimento dell’intera sovranità nelle mani di una confraternita di organismi privati quali BCE, FMI, Banca Mondiale ecc.
Il denaro che verrà devoluto alla Grecia proviene dalla finanza pubblica e pertanto il finanziamento peserà sulle tasche dei contribuenti dei singoli stati. Tale denaro non sarà destinato ad offrire vantaggi ai cittadini greci ma entrerà in una partita di giro dove sarà utilizzato unicamente per coprire le voragini create dalla speculazione finanziaria.
Le garanzie imposte alla Grecia non sono state dettate dagli stati europei che offriranno il denaro, ma dalla confraternita privata di cui sopra. Confraternita che negli anni a venire si è arrogata il diritto di sovrintendere all’operato del governo greco (di fatto sostituendolo) imponendo tempi e modi delle riforme che dovrebbero iniziare la prossima settimana.
Le riforme lacrime e sangue non andranno a colpire i privilegi di un popolo opulento abituato a vivere nello sfarzo, ma metteranno alla fame cittadini con i salari fra i più bassi in Europa (insieme ad Italia e Portogallo) che già oggi vivono in condizione di estrema precarietà a causa della grave crisi economica e della disoccupazione.
Quella che viene dipinta (ed imposta) come un’operazione di risanamento dei conti pubblici, consiste semplicemente in un aumento indiscriminato della tassazione e nel taglio dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori. Aumento dell’IVA e della tassazione su molti prodotti, riduzione dell’assistenza sanitaria e pensionistica, tagli degli stipendi, ferie e tredicesime, licenziamento di una cospicua parte dei dipendenti pubblici.
I “cattivi” che protestano e stanno creando disordini nelle principali città greche non sono solamente uno sparuto manipolo di facinorosi, anarchici e professionisti della protesta che non vogliono fare i “giusti sacrifici”. Sono quella parte di cittadini che ha iniziato a prendere coscienza della realtà, realizzando la natura della strada senza ritorno sulla quale la Grecia (paese pilota in Europa) verrà costretto a camminare a partire dalla prossima settimana.
Una strada che in tempi brevi diverrà molto affollata, dal momento che dopo il successo dell’esperimento, gli altri paesi (compresa l’Italia) seguiranno a ruota, condividendo il regalo dello stesso futuro “lacrime e sangue”.
La confraternita di cui sopra sa bene che una volta messa in moto l’operazione è indispensabile fare in fretta e condurre in porto il Blitzkrieg prima che al di là del velo delle didascalie e delle dotte disquisizioni i cittadini percepiscano la realtà ed incomincino a reagire creando problemi che non possano essere risolti con l’ausilio dei lacrimogeni e di qualche manganellata.
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