venerdì 17 dicembre 2010

Scontri di Roma, il termometro della protesta deve illuminare ( articolo di Michele Mendolicchio - Rinascita )






Il seguente articolo è ad opera di Michele Mandolicchio del quotidiano Rinascita.


E’ innegabile che la coincidenza della protesta degli studenti, dei precari e degli operai della Fiom con il voto di sfiducia al governo non sia stata casuale. Tutti coloro che non hanno in simpatia Berlusconi, e sono la gran parte dei ragazzi che sono scesi in piazza, volevano festeggiare la sua cacciata da Palazzo Chigi ma la festa è stata rovinata dai soliti ribaltonisti dell’ultima ora. Se ci sia stata o meno la compravendita di voti poco ci interessa, anche perché il suk del Palazzo non è diverso dagli altri. Promesse di ricandidatura, di poltrone o di altro, compreso il pagamento di mutui, di vacanze spesate per moglie, figli ed eventuali amanti ci sono sempre state.
Non è questo lo scandalo, perché altrimenti si fa del gratuito moralismo. Le motivazioni per andare contro questo governo o nei confronti di esecutivi tecnici o di diverso coloro politico ci sono tutte. E sono soprattutto di giustizia sociale. Troppo è l’allargamento della forbice tra la fascia dei ricchi e quella della classe medio-bassa. E se non si capisce questo vuol dire che si andrà incontro a rivolte sociali inimmaginabili che porteranno davvero ad aprire una caccia verso i cosiddetti privilegiati. Dai politici senza distinzione di colore e di schieramento ai manager pubblici e privati, dal mondo dorato del pallone miliardario a quello dello spettacolo televisivo con contratti da piccoli paperoni per finire a quello della grande finanza speculativa, hanno tutti il dovere di guardarsi allo specchio. Attenti perché i ragazzi che sono scesi in piazza a migliaia, a Roma come ad Atene, a Londra come a Parigi vedono sempre più svanire i loro sogni, in primis quello di trovare un lavoro con una retribuzione dignitosa e non lo sfruttamento a vita. E questo deve entrare anche nella testa del governo Berlusconi se non vuol rischiare una brutta fine. Quanto successo ad Atene dove a pagare la crisi sono la stragrande maggioranza dei lavoratori, dei pensionati e una generazione di giovani a cui viene precluso un futuro potrebbe accadere qui come in altre capitali europee. Le botte al primo esponente del governo greco capitato per caso in mezzo alla protesta sono un segnale che deve allarmare chi non fa niente o quasi nulla per diminuire questa forbice tra chi se la spassa tra una festa e una vacanza e chi vive nella precarietà e senza futuro. La crisi non può servire da paravento per i partiti e per chi s’ingrassa. Chi protesta, quindi, ha tutte le ragioni. E se poi la rabbia sfocia nella violenza diventa difficile far passare il messaggio che questa non porta a niente… proprio perché la gente non ha più nulla da perdere. Quello che non ci piace di questa protesta romana è la coincidenza con la sfiducia, perché significa farsi mettere il cappello da chi vuole prendere il posto del Cavaliere. La protesta non deve avere colore politico. Chiunque c’è al governo, Berlusconi, D’Alema, Fini, Prodi o Vendola deve sapere i rischi che corre nel non affrontare questa disuguaglianza sociale, dove i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più miserevoli. E’ inaccettabile che un normale lavoratore debba vivere con 1.000-1.200 euro chiuso in una stanza perché altrimenti un normale appartamento gli costerebbe l’intero stipendio. Nel Parlamento come in altre corti di privilegiati tra cui anche i magistrati c’è chi svolge doppi incarichi, ha doppi stipendi e doppie pensioni, portando a casa oltre 20mila euro al mese. E sono altrettanto dannose queste politiche migratorie che producono solo un grande bacino di schiavi e degrado della vita della gente comune, non certo quella dei privilegiati che scorrazza per le vie del centro attorniati e protetti da nutrite scorte e che vive di feste. Ma questo purtroppo certa gente non lo capisce perché nutrita a pane e ideologia. Il potere non è un diritto divino con cui arricchirsi e darsi al piacere ma deve servire per spargere il benessere alla collettività. Altrimenti si ripropongono situazioni non troppo lontane, dalla presa della Bastiglia alla rivoluzione d’Ottobre dove le corti se la spassavano e il popolo era ridotto alla fame.

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