Il liberismo, lo sfruttamento intensivo del lavoro umano nel nome del profitto - e dell’usura - è oggi padrone quasi assoluto dell’Europa.
Attraverso norme e parametri imposti dai vertici del potere finanziario che domina il mondo, impone ai popoli sudditi politiche sociali di lacrime sangue, di precariato, di tagli agli stipendi, alle pensioni, alla sanità, alle scuole, a ogni settore pubblico, di tutti.
Un liberismo che, con il suo divide et impera, inquina di sé uomini e cose. Che ha reso la “politica” un ammasso di privilegi e interessi “particulari”. Che ha reso l’economia un “mercato” per il progressivo depauperamento della società, della comunità nazionale. Che ha reso la cultura un esercizio alla moda, privo di memoria e privo di futuro. Che ha indotto l’uomo ad automizzarsi nel proprio singolo orto di bisogni e consumi. Che ha tolto ogni ideale, ogni speranza di progresso e di partecipazione alla prosperità del proprio popolo intere generazioni di giovani.
Sfogliate i quotidiani delle ultime settimane, riascoltate le registrazioni dei telegiornali. Il vuoto. Fatto di cronache mondane, di cronache nere, di cronache sociali identiche a quelle di un anno, di due anni, di tre anni fa. Salvo uno scatto di masturbazione generale per la sconfitta, alle amministrative, del berlusconismo e della vittoria dell’antiberlusconismo. Come se queste due facce non fossero della stessa medaglia. La destra liberista vinta - in parte - dalla sinistra liberista. I programmi di tutti e tre i “poli” che azzannano i favori degli italiani (almeno di quei pochi che ancora vanno a votare) intercambiabili. Tutti e tre liberisti e tutti e tre fautori delle guerre atlantiche di esportazione della democrazia (sic) e dell’arraffamento di materie prime.
In Italia non esiste opposizione, a meno che non si voglia considerare tale l’arcipelago anti-nazionale - contro la sovranità culturale, economica, sociale e politica del nostro popolo - che si presenta con parole d’ordine volte a scardinare ancora di più la nostra comunità. E che dunque non è certo corretto definire “opposizione” visto che porta acqua allo stesso mulino dominatore. Anche i donchisciotte, raffazzonati, alla Grillo sono inutili: di fatto partecipano all’opera di disgregazione.
E l’Europa, almeno quella occidentale, è una più grande copia conforme dell’Italia.
Sono gli stessi occhi a vigilare, armati, sul destino del nostro continente. A dettare legge. A imporre guerre contro popoli a noi vicini. A creare le mode culturali o sociali che obnubilano le menti, che strappano alla gioventù il desiderio di sfidare il presente e di creare il futuro.
Occorre un grande scatto d’orgoglio.
Occorre un pugno di giovani di buona volontà che riprenda il difficile cammino della rinascita politica, economica, sociale e culturale del nostro popolo. Un cammino destinato a riempire il cuore di chi, nelle pieghe di questo sistema, ha ancora conservato la fede in un ideale di indipendenza nazionale e di giustizia sociale.
Attraverso norme e parametri imposti dai vertici del potere finanziario che domina il mondo, impone ai popoli sudditi politiche sociali di lacrime sangue, di precariato, di tagli agli stipendi, alle pensioni, alla sanità, alle scuole, a ogni settore pubblico, di tutti.
Un liberismo che, con il suo divide et impera, inquina di sé uomini e cose. Che ha reso la “politica” un ammasso di privilegi e interessi “particulari”. Che ha reso l’economia un “mercato” per il progressivo depauperamento della società, della comunità nazionale. Che ha reso la cultura un esercizio alla moda, privo di memoria e privo di futuro. Che ha indotto l’uomo ad automizzarsi nel proprio singolo orto di bisogni e consumi. Che ha tolto ogni ideale, ogni speranza di progresso e di partecipazione alla prosperità del proprio popolo intere generazioni di giovani.
Sfogliate i quotidiani delle ultime settimane, riascoltate le registrazioni dei telegiornali. Il vuoto. Fatto di cronache mondane, di cronache nere, di cronache sociali identiche a quelle di un anno, di due anni, di tre anni fa. Salvo uno scatto di masturbazione generale per la sconfitta, alle amministrative, del berlusconismo e della vittoria dell’antiberlusconismo. Come se queste due facce non fossero della stessa medaglia. La destra liberista vinta - in parte - dalla sinistra liberista. I programmi di tutti e tre i “poli” che azzannano i favori degli italiani (almeno di quei pochi che ancora vanno a votare) intercambiabili. Tutti e tre liberisti e tutti e tre fautori delle guerre atlantiche di esportazione della democrazia (sic) e dell’arraffamento di materie prime.
In Italia non esiste opposizione, a meno che non si voglia considerare tale l’arcipelago anti-nazionale - contro la sovranità culturale, economica, sociale e politica del nostro popolo - che si presenta con parole d’ordine volte a scardinare ancora di più la nostra comunità. E che dunque non è certo corretto definire “opposizione” visto che porta acqua allo stesso mulino dominatore. Anche i donchisciotte, raffazzonati, alla Grillo sono inutili: di fatto partecipano all’opera di disgregazione.
E l’Europa, almeno quella occidentale, è una più grande copia conforme dell’Italia.
Sono gli stessi occhi a vigilare, armati, sul destino del nostro continente. A dettare legge. A imporre guerre contro popoli a noi vicini. A creare le mode culturali o sociali che obnubilano le menti, che strappano alla gioventù il desiderio di sfidare il presente e di creare il futuro.
Occorre un grande scatto d’orgoglio.
Occorre un pugno di giovani di buona volontà che riprenda il difficile cammino della rinascita politica, economica, sociale e culturale del nostro popolo. Un cammino destinato a riempire il cuore di chi, nelle pieghe di questo sistema, ha ancora conservato la fede in un ideale di indipendenza nazionale e di giustizia sociale.
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